“Il Signore non chiede giudizi sprezzanti su chi non crede, ma amore e lacrime per chi è lontano”. Lo ha detto il Papa, che nell’omelia della Messa crismale del Giovedì Santo, presieduta nella basilica di San Pietro, si è rivolto in modo particolare ai sacerdoti, nel giorno in cui si rinnovano le promesse del sacerdozio. “Le situazioni difficili che vediamo e viviamo, la mancanza di fede, le sofferenze che tocchiamo, a contatto con un cuore compunto non suscitano la risolutezza nella polemica, ma la perseveranza nella misericordia”, il monito di Francesco: “Quanto abbiamo bisogno di essere liberi da durezze e recriminazioni, da egoismi e ambizioni, da rigidità e insoddisfazioni, per affidarci e affidare a Dio, trovando in lui una pace che salva da ogni tempesta! Adoriamo, intercediamo e piangiamo per gli altri: permetteremo al Signore di compiere meraviglie. E non temiamo: lui ci sorprenderà! Il nostro ministero ne gioverà”. “Oggi, in una società secolare, corriamo il rischio di essere molto attivi e al tempo stesso di sentirci impotenti, col risultato di perdere l’entusiasmo ed essere tentati di tirare i remi in barca, di chiuderci nella lamentela – guai alle lamentele! – e far prevalere la grandezza dei problemi sulla grandezza di Dio. Se ciò avviene, diventiamo amari e pungenti, sempre sparlando, sempre trovando qualche occasione per lamentarsi”, l’analisi del Papa: “Ma se invece l’amarezza e la compunzione si rivolgono, anziché al mondo, al proprio cuore, il Signore non manca di visitarci e rialzarci. Come esorta a fare l’Imitazione di Cristo: ‘Non portare dentro di te le faccende degli altri, non impicciarti neppure di quello che fanno le persone più in vista; piuttosto vigila sempre e in primo luogo su di te, e rivolgi il tuo ammonimento particolarmente a te stesso, prima che ad altre persone, anche care. Non rattristarti se non ricevi il favore degli uomini; quello che ti deve pesare, invece, è la constatazione di non essere del tutto e sicuramente sulla via del bene’”.