“Affascinante è l’atteggiamento di Gesù quando gli viene consegnato il rotolo del profeta, Egli lo apre e questo gesto ha un significato teologico profondo. In quel preciso istante tutto ciò che era chiuso, riservato ed esclusivo per il vantaggio di pochi, viene concesso a tutti, ogni cosa nascosta viene svelata, lo stesso Gesù diviene il criterio ermeneutico di tutta la storia della Salvezza: con Cristo tutto acquisisce un senso, un significato nuovo, Egli diviene, anche per la nostra vita, la chiave per decifrare la nostra esistenza e la bussola per orientare il nostro vivere secondo il Vangelo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, ieri, nell’omelia della Messa crismale.
“Guardiamo al Signore, fissiamo gli occhi su di lui, non come i curiosi del Vangelo che dissipano in sé stessi la Parola seminata, ma come tutti quei salvati, che dopo aver incrociato il suo sguardo compassionevole e non giudicante, sono ritornati alla vita”, l’invito del presule.
Facendo riferimento alla benedizione degli oli, ha aggiunto: “Quest’anno in particolare, l’olio per il Sacro Crisma profuma di dignità, perché viene direttamente dagli ulivi del ‘Giardino della Memoria di Capaci’, dove quasi 32 anni fa si sono consumati i crimini più atroci della storia moderna del nostro Paese. Il Sacro Crisma, oltre alle essenze aromatiche, avrà il profumo della dignità di tutti quegli uomini e quelle donne che non hanno mai chinato la schiena davanti al compromesso, che non hanno mai voltato il capo dall’altra parte fingendo di non vedere, che avevano come unico obbiettivo il bene comune, per una società più libera, più giusta, più accogliente”.
Rivolgendosi ai sacerdoti, mons. Seccia li ha incoraggiati: “Quando perdiamo l’entusiasmo dei primi tempi, quando corriamo il rischio di diventare mestieranti, guardiamo le nostre mani. Si guardiamo le nostre mani sporche di tradimento – non dimentichiamolo anche noi siamo con Giuda quando con il nostro peccato svendiamo il Signore per pochi miserabili spiccioli – ma quelle mani, non per nostri meriti, profumano di Salvezza perché come Pietro siamo stati riconciliati dal suo perdono”.
Poi l’auspicio: “Che la fragranza del profumo del Crisma resti intatta in noi come nel giorno dell’ordinazione e continui ad inebriare di freschezza sacerdotale chiunque si avvicini per chiedere aiuto, conforto, consiglio”.