“Ci sono momenti nella storia in cui la Chiesa si sveglia da un torpore che a volte può prenderla, così come è stato per gli apostoli nel Getsemani, e il Signore le chiede di vegliare e saper cogliere il senso della sua vocazione. La Chiesa allora vigila, discerne, sceglie”. Parte da questa riflessione l’omelia pronunciata questa mattina dall’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, nella messa crismale del Giovedì Santo nella Basilica Cattedrale di Catania. “Oggi sentiamo con forza – ha detto l’arcivescovo – che ci viene chiesto un grande discernimento sul come si diventa cristiani e come si pongono le premesse perché tali si rimanga per sempre. Le statistiche ci dicono che diminuisce il numero dei battezzati, comunicati e cresimati che all’indomani della celebrazione dei sacramenti continuano la vita comunitaria e sacramentale. È una storia che dura da decenni, ma forse mai come in questo momento questa situazione è più evidente e ci interroga”. Da qui alcune priorità indicate da mons. Renna: “Anzitutto la consapevolezza che viviamo in un tempo di missione e l’entrare in questo stato di missione”. “Portiamo – ha detto – i segni della società cristiana nelle nostre tradizioni, nelle liturgie, nel linguaggio e persino nel cuore, ma non dobbiamo pensare a lavorare per il passato, bensì per il nostro avvenire, senza dimenticare che Parola e Tradizione sono una grande ricchezza, ma un cuore che non s’infiamma della missione non può portare il Vangelo nel nostro tempo”. “La missione – ha aggiunto – nasce da un cuore che ha incontrato Cristo ed è disposto a fare tutto per annunciarlo, come gli apostoli, come coloro che sono partiti agli inizi di ogni azione missionaria, educativa, caritativa”. L’altra scelta indicata dall’arcivescovo “è l’ecclesialità, fatta non di intenzioni, ma di gesti concreti. Per andare verso i catecumeni e preparare famiglie, ragazzi e adulti all’incontro con Cristo, non dobbiamo dimenticare che è la Chiesa che genera alla fede e che quindi non è possibile formare, battezzare, introdurre nella vita cristiani senza creare quel clima di comunità che passa attraverso la relazione che scalda il cuore; attraverso un associazionismo che forma alla vita cristiana; attraverso la gratuità capace di far sentire chi si avvicina al Vangelo non il fruitore di un servizio, ma una persona che entra in una comunità che lo serve ed ha cura di lui”.