“Abbiamo camminato insieme in questi anni. È stato un grande dono per me essere il vostro vescovo e poter contare sul vostro sostegno. Non sappiamo quando, ma in futuro sarà un altro vescovo a guidarvi, a cui vi consegnerò ma a cui chiedo anche a voi di consegnarvi con fiducia”. Così il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, nell’omelia pronunciata questa mattina in cattedrale durante la messa crismale del Giovedì Santo. “Le mie – ha spiegato – vogliono essere parole di ringraziamento, di riflessione, di consegna per il futuro”.
“Annuncio, sacerdozio e regalità dalla persona di Cristo passano a quella dei credenti in lui e al servizio di questo passaggio è posto il nostro ministero di preti”, ha affermato Betori. Quindi il richiamo alla sua prima omelia, quindici anni fa: “Vi richiamavo a una comunione che non fosse una massificante uniformità, ma un intrecciarsi di relazioni nella diversità delle esperienze e nella modulazione dell’unica verità. Vi chiedevo di rifuggire dallo stanco ripetersi di una melodia monocorde per cercare un’armonia polifonica in cui ciascuna voce cerca la sintonia con le altre, per una comunicazione che esprima intelligenza della realtà e bellezza dell’esperienza”. E poi: “L’altro richiamo di quindici anni fa era alla radice sacramentale del nostro ministero, per non lasciarci ridurre ad agenti sociali, pur apprezzati e benvoluti, e neppure a funzionari di un sacro a cui ricorrere come rifugio delle angosce umane”. “Questo richiamo a Cristo – ha sottolineato l’arcivescovo – mi fa ripetere anche oggi che la misura del nostro essere prete è strettamente dipendente dal nostro legame a lui. Solo restando uniti a lui sia la nostra identità che il nostro servizio nella Chiesa e nel mondo potranno trovare verità ed efficacia”. “Non manchi mai nella nostra vita quotidiana – l’esortazione conclusiva – questo guardare a Cristo, dialogare con lui, lasciarci da lui guidare e sostenere”.