“Nessuna tornata elettorale è un adempimento di routine. Lo è ancor meno nel caso del Parlamento europeo e delle elezioni del prossimo 6-9 giugno”. Lo scrive mons. Mariano Crociata, presidente della Comece (Commissione degli episcopati dell’Unione europea), in un lungo articolo che appare nel nuovo numero de “Il Regno” dedicato alle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea di Strasburgo. “Peculiare è infatti la sua funzione, perché esso assolve i suoi compiti in base al dialogo con la Commissione europea e con il Consiglio dell’Unione europea, in un cosiddetto ‘trilogo’ che stabilisce l’equilibrio dei rapporti tra i vari organismi nel funzionamento dell’Ue”. Mons. Crociata si sofferma sull’architettura politica e istituzionale dell’Unione, denuncia le sirene populiste, affronta alcuni nodi del contesto nel quale si tengono queste elezioni. Fra l’altro, osserva: “Le attività degli organi centrali dell’Unione europea e il cammino dei popoli dei paesi membri sembrano spesso procedere paralleli e privi di punti d’incontro. Lo stesso tentativo voluto dalla Commissione di una Conferenza sul futuro dell’Europa, tra il 2021 e il 2022, è stato un episodio isolato che non poteva da solo capovolgere un andamento ormai troppo consolidato nel tempo, seppure denoti che si sta avvertendo il problema. È facile prevedere gli effetti che questo dato strutturale rischia di produrre in occasione delle periodiche consultazioni elettorali, con la crescita di fenomeni come l’astensionismo o il voto di protesta”.
“La prossima tornata elettorale europea è peculiare anche per le circostanze storiche in cui si colloca, che, non è esagerato dire, hanno dell’eccezionale. Basti richiamare le guerre in corso in Ucraina e in Medio Oriente. Sulla prima l’Unione europea ha dato prova di compattezza (come pure era avvenuto nel periodo della pandemia da Covid-19), seppure non manchi qualche governo che pone delle difficoltà. Il problema, su questo versante, non sta però tanto nell’eventuale disaccordo in ordine alle sanzioni contro la Russia o agli aiuti all’Ucraina; sta piuttosto nella ulteriormente verificata debolezza politica dell’Unione come tale sul piano internazionale. In una situazione di guerra che non conosce al momento e non lascia prevedere svolte decisive, l’iniziativa diplomatica è la necessità più urgente da assecondare esplorando tutte le piste praticabili nella direzione di una tregua e di una pace duratura”.
A proposito di unità europea, mons. Crociata osserva: “L’unità può nascere solo da uomini convinti degli ideali europei di cui sono eredi e portatori, e da cittadini che abbiano maturato il senso di un’appartenenza europea che non è alternativa né sminuente nei confronti della propria nazione. L’unità nella diversità, che è il motto dell’Unione europea, ha bisogno di una coscienza di quanti sono parte in causa; e una coscienza è viva solo se coltivata. In questo c’è una responsabilità che ricade, con le differenze e le distinzioni da fare, su tutti”.