“La pazienza di Gesù non consiste in una stoica resistenza nel soffrire, ma è il frutto di un amore più grande”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata a questa virtù, definita “una forza mite”. San Paolo, ha ricordato Francesco, “congiunge strettamente amore e pazienza”: “Dio, di fronte alla nostra infedeltà, si mostra lento all’ira: anziché sfogare il proprio disgusto per il male e il peccato dell’uomo, si rivela più grande, pronto ogni volta a ricominciare da capo con infinita pazienza. Questo per Paolo è il primo tratto dell’amore di Dio, che davanti al peccato propone il perdono. Ma non solo: è il primo tratto di ogni grande amore, che sa rispondere al male col bene, che non si chiude nella rabbia e nello sconforto, ma persevera e rilancia”. “Alla radice della pazienza c’è l’amore”, ha sintetizzato il Papa citando Sant’Agostino: “Uno è tanto più forte a sopportare qualunque male, quanto in lui è maggiore l’amore di Dio”. “Non c’è migliore testimonianza dell’amore di Cristo che incontrare un cristiano paziente”, ha assicurato Francesco: “Ma pensiamo anche a quante mamme e papà, lavoratori, medici e infermieri, ammalati che ogni giorno, nel nascondimento, abbelliscono il mondo con una santa pazienza! Come afferma la Scrittura, ‘è meglio la pazienza che la forza di un eroe’”.