Settimana Santa: card. Cantoni (Como) ai giovani, la quotidianità sia “opportunità per amare, per donare, per servire i fratelli e le sorelle che ci vivono accanto”

“Rivivere la passione del Signore non può essere un ascolto vuoto o solo una descrizione cronachistica, ossia per il desiderio di sapere come sono andate le cose”. Lo ha detto, ieri sera, il vescovo di Como, card. Oscar Cantoni, in occasione della Via Crucis dei giovani.
“Gesù – ha osservato – non è un anonimo protagonista della passione, è il nostro maestro, nostro fratello in umanità, è il nostro amico, è il nostro Signore e il nostro Dio, che cammina vicino a noi. È colui che ci chiama continuamente per nome, che ci ama, uno per uno, come se fossimo unici. È colui che ha dato la vita per noi, che ci salva dal male, che ci scioglie dalle catene che ci tengono schiavi. È colui che ci libera dai nostri sepolcri, che ci invita a una pienezza di umanità, che ci promette la pienezza della vita, una gioia senza fine”.
E “nonostante le nostre infedeltà, le nostre esitazioni, Egli non si dà per vinto, non ci lascia immersi nella palude dei nostri peccati, ma offrendoci la sua tenera, ma forte mano, ci invita a uscir fuori dai nostri sepolcri e poi a seguirlo, mentre ci rinnova e ci dona la forza di ricominciare”.
Di qui l’invito: “Non aspettare di essere perfetto, prima di deciderti per Lui, ma rimettiti in cammino a partire dalla tua stessa fragilità. Il Signore Gesù sarà la tua medicina, la tua luce, la tua forza”. E ancora: “Ci chiede di avanzare, prima di tutto nella conoscenza di Lui, del suo amore che ci precede, di fidarci della sua fedeltà e tutto il resto ne verrà di conseguenza. Ti sentirai parte di tutti i crocifissi di questo mondo, in particolare di questo popolo che desidera seguire Gesù, senza tuttavia nascondergli le ferite e le fragilità nelle quali tutti siamo immersi”. Chi segue Gesù “fa parte di questo popolo che non può continuamente solo lamentarsi del mondo che va male, della aggressività che si moltiplica, della guerra che distrugge. Facciamo anche noi la nostra parte, impegniamoci a vivere controcorrente, ossia con lo stile della Croce del Signore”.
Per vivere nel quotidiano la croce del Signore, il suggerimento, “impara a eliminare dal tuo modo di pensare, prima che di agire, queste parole: nemico, estraneo, straniero, schiavitù, ma anche antipatico, super dotato, indifferenza, eternamente giovane, e simili. Sono queste le espressioni da bandire, prima di tutto sul nostro cuore, quindi dalla nostra bocca. Queste parole sono proprie del mondo, che esalta i potenti, i vincitori, i soli ricchi, i fortunati, che esclude i poveri, gli esclusi e cose del genere”. Invece “il mondo di Dio ha ben altre preferenze, sono quelle di Gesù, che con la sua croce ha esaltato gli umili, ha dichiarato beati quelli che fanno la pace e diffondono a tutti misericordia e perdono. La croce sintetizza, nel suo significato più completo, l’amore di Dio, che in Gesù dona se stesso fino alla fine, con un amore intenso e totale, in piena fedeltà”.
Infine, l’esortazione: “Utilizzate quotidianamente le situazioni come vere opportunità per amare, per donare, per servire i fratelli e le sorelle che ci vivono accanto, senza illudersi di servire meglio altrove e con persone diverse da quelle che il Signore ci ha donato. Ecco allora le espressioni frutto della croce del Signore: dono, gratuità, corresponsabilità servizio e quindi anche vicinanza, compassione, tenerezza”.

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