I vescovi cattolici della R.D. Congo hanno condannato la decisione del governo di revocare la moratoria sulla pena di morte in vigore dal 2003. Si tratta di un “trattamento crudele, inumano e degradante” non “compatibile con il Vangelo”, affermano in un messaggio diffuso la scorsa settimana. La nota fa riferimento ad una dichiarazione della ministra della Giustizia della R.D. Congo, Rose Mutombo, che il 13 marzo aveva annunciato la revoca della moratoria sulla pena di morte. I vescovi della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) hanno quindi ribadito il loro “impegno incondizionato nella difesa della vita e nell’abolizione della pena di morte nel nostro Paese”. “Qualunque sia il modo in cui viene eseguita, la pena di morte implica un trattamento crudele, inumano e degradante. Gesù non chiude la porta alla vita per i condannati. È Lui che dà sempre a tutti una possibilità”, sottolineano i vescovi. “Presto celebreremo la Pasqua, il culmine delle feste cristiane. La risurrezione di Gesù, il trionfo della vita, mostra che Dio è contrario alla pena di morte per suo Figlio. Né permette di togliere una vita umana”, scrivono. La Cenco esorta perciò il governo a “combattere contro le varie sfaccettature della cultura della morte nella nostra società” e ad abolire la pena di morte per tutti i crimini, istituendo invece sistemi di detenzione più efficaci e condizioni migliori nelle carceri. Con la revoca della moratoria la pena di morte potrebbe essere eseguita per reati che includono, tra gli altri, cospirazione criminale, tradimento, spionaggio, partecipazione a bande armate, partecipazione a un’insurrezione, crimini contro l’umanità, cospirazione militare e ribellione.