“Al grido angosciato di uomini e donne abitati dalla paura e dalla tristezza, quali siamo tutti noi in quest’ora drammatica, risulta piuttosto impegnativo immaginare di trovare risposta da un uomo gettato a terra”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia della messa nella Domenica delle Palme. “Come è possibile – si chiede – ritrovare in un uomo appeso alla croce i tratti di Dio?”. Per ottenere risposta è necessario, secondo l’arcivescovo, “leggere la croce alla luce di Gesù che va incontro alla morte, come ci attestano i Vangeli, non per caso o per un destino ineluttabile. Gesù ha scelto di andare verso la morte nella libertà e per amore”.
Una prospettiva, quella di una “vita abitata dal dono” che secondo il presule sembra indurre diffidenza, complice – ha argomentato – la “fretta che scandisce il passo delle nostre giornate, il bisogno spasmodico di trovare immediatamente una spiegazione a tutto, la tentazione di affrontare la vita quasi fosse una porta girevole che dà accesso a scelte sempre reversibili”. Mons. Tisi ha denunciato con forza “la spirale di violenza e di morte in cui sta precipitando l’umanità” con il “preoccupante tentativo – ha notato l’arcivescovo – di dare una connotazione valoriale alla violenza e all’odio”. “Solo nella misura in cui sapremo attivare processi di perdono, di gratuità, di relazioni disarmate – ha ribadito Tisi – potremmo salvarci dalla dinamica distruttiva in cui stiamo precipitando, con il rischio concreto di arrivare a un punto di non ritorno e alla dissoluzione dell’umanità”. Per l’arcivescovo “siamo ad un bivio: credere all’Amore e far fiorire la vita, oppure – conclude – rinunciare ad amare e spalancare le porte all’abisso del non-senso”.