“Non possiamo fermarci alla soglia della città o limitarci ad oltrepassarne la porta, occorre inoltrarci al cuore della nostra vita, nelle vie e nelle stanze più interne di essa, né possiamo rimanere arenati nelle secche di una religiosità che non ci fa osare una fede capace di prendere il largo per fendere le onde del mare della vita. Occorre pro-seguire con Gesù – con i suoi sentimenti, la sua mitezza, la sua capacità di svuotarsi, di abbassarsi –, fino al luogo detto Gòlgota, il luogo del Cranio”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nell’omelia della messa nella Domenica delle Palme, che ha celebrato ieri in cattedrale. “Saliamo anche noi con Gesù a Gerusalemme, fino al Golgota per essere noi anche diretti testimoni dei sentimenti e dei gesti che Gesù pone in quella sua ultima santissima settimana – ha aggiunto -. Segni inediti, che sconvolgono ogni aspettativa religiosa, oltre che umana”.
L’arcivescovo ha poi sottolineato che “la Settimana Santa è una immersione nei sentimenti e nei gesti di Gesù che ci rivelano il vero volto di Dio”. E quindi li ha indicati uno per uno: “rinunzia al potere, pazienza, mitezza di fronte ai persecutori, perdono, sguardo puro, affidamento al Padre”. “Facciamoli nostri, ci performino il cuore e la mente, risveglino la nostra fede e ridisegnino la nostra grammatica umana – la sua esortazione -. Sono sentimenti che immediatamente neppure gli apostoli capiranno e che addirittura, nella tristezza della delusione, criticheranno. Tutti lo abbandoneranno. Eccetto le donne che continuano a seguirlo con lo sguardo pieno d’amore, fino al luogo della sepoltura, da dove verrà loro consegnato l’annunzio della Risurrezione. Per divenire apostole degli Apostoli”. Infine, il presule ha auspicato che “le fraternità discepolari siano tende di comunione, di pace, di accoglienza, di perdono, di speranza e di vita nuova”.