È stata presentata ieri a Kampala, in Uganda, la ricerca condotta da Medici con l’Africa Cuamm e Università degli studi di Bari Aldo Moro su malaria, gestazione e farmaco-resistenza. “I dati sono importanti per poter condurre delle strategie efficaci – ha spiegato Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione e Ricerca operativa per Cuamm -. Una strategia esiste: l’Oms ne ha una e il Ministero della Sanità ugandese la sta seguendo in modo esemplare per rispondere alla malattia. Questa strategia si basa su pilastri come l’uso di trattamenti preventivi integrati in gravidanza e nell’infanzia e la chemioprevenzione stagionale capaci di ridurre la morbidità e l’incidenza della malaria nel Paese. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione della malattia è necessario però un impegno politico costante che dobbiamo portare avanti su più livelli, lavorando nelle comunità, negli ospedali di riferimento e ai tavoli decisionali con le autorità competenti”.
La malaria è oggi tra le malattie infettive più letali al mondo. Il 95% dei casi diagnosticati si verifica nell’Africa sub-Sahariana a cui spetta anche un altro triste primato: circa l’80% delle morti per malaria sono bambini con meno di 5 anni. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un terzo delle donne gravide che vivono in Africa sub-sahariana contrae l’infezione nel corso della gestazione.
“Occuparsi di malaria in gravidanza è importante perché, oltre a essere una patologia che mette a rischio la vita di tante donne, può trasformarsi in malaria placentale – spiega Francesco Vladimiro Segala, medico del Cuamm e dottorando in Malattie infettive all’Università di Bari -. Si tratta di una condizione che ostacola lo sviluppo del feto e che si traduce in parti prematuri e neonati sottopeso”.
“Il gruppo di ricerca del Dipartimento di malattie infettive e tropicali ha un’attenzione particolare verso i bisogni delle popolazioni vulnerabili – ha dichiarato Annalisa Saracino dell’Università di Bari -. Essere qui in Uganda, con tutto il team che ha lavorato a questo progetto, testimonia il sincero coinvolgimento dell’Università che crede fermamente nel valore scientifico ed umano di ricerche come questa”.