“Servizio”: è la prima parola su cui, stamattina, si è soffermato nel suo discorso Papa Francesco, ricevendo in udienza, nell’Aula Paolo VI, i dirigenti e il personale della Rai-Radiotelevisione italiana. “È una parola che spesso riduciamo al suo significato strumentale, finendo per confondere il servire con il servirsi, la dedizione con l’uso. Il vostro lavoro, invece, vuole essere soprattutto una risposta ai bisogni dei cittadini, in spirito di apertura universale, con un’azione capace di articolarsi sul territorio senza diventare localista, nel rispetto e nella promozione della dignità di ogni persona. Un contributo alla verità e al bene comune che assume risvolti precisi nell’informazione, nell’intrattenimento, nella cultura e nella tecnologia”.
Nel campo dell’informazione, ha osservato il Santo Padre, “servire significa essenzialmente cercare e promuovere la verità, tutta la verità, ad esempio contrastando il diffondersi delle fake news e il subdolo disegno di chi cerca di influenzare l’opinione pubblica in modo ideologico, mentendo e disgregando il tessuto sociale. La verità è una, è armonica, non si può dividere con gli interessi personali”.
“Significa – ha aggiunto – evitare ogni riduzione ingannevole, ricordando che la verità è ‘sinfonica’ e che la si coglie meglio imparando ad ascoltare la varietà delle voci – come in un coro – piuttosto che gridando sempre e soltanto la propria idea. Ho voluto sottolineare questo”.
Significa, ancora, “servire il diritto dei cittadini a una corretta informazione, trasmessa senza pregiudizi, non traendo conclusioni affrettate ma prendendo il tempo necessario per capire e per riflettere e combattendo l’inquinamento cognitivo, perché anche l’informazione dev’essere ‘ecologica’”.
Significa, infine, “garantire un pluralismo rispettoso delle diverse opinioni e fonti perché, come già affermava San Giovanni Paolo II, ‘la verità […], anche quando la si è raggiunta — e ciò avviene sempre in modo limitato e perfettibile — non può mai essere imposta. La verità è proposta, mai imposta. Il rispetto della coscienza altrui, nella quale si riflette l’immagine stessa di Dio (cfr Gen 1,26-27), consente solo di proporre la verità all’altro, al quale spetta poi di responsabilmente accoglierla'”, nel Messaggio per la XXXV Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2002. Per questo, ha detto Francesco, “vi esorto a coltivare il dialogo, tessendo trame di unità. E per coltivare il dialogo bisogna ascoltare. Tante volte vediamo che l’ascolto serve a prepararmi per dare la risposta, ma non è vero ascolto pensare alla mia posizione senza ricevere quella degli altri”.