“Sedazione palliativa profonda continua. Dilemmi etici e pratica clinica” è il tema del convegno online in programma il prossimo 23 marzo, per iniziativa del Dipartimento di filosofia e scienze dell’educazione dell’Università degli studi di Torino. “La sedazione palliativa profonda, nota anche come sedazione palliativa terminale – si legge nella presentazione –, è una pratica medica utilizzata nelle cure palliative per gestire i sintomi refrattari in fase terminale di una malattia grave, in particolare nel caso di pazienti con sofferenze intense, come dolore estremo, dispnea e ansia grave: sofferenze che non possono essere alleviate in altro modo. La sedazione profonda mira a ridurre fino a annullare la coscienza del paziente così da riuscire a gestire i sintomi, senza tuttavia avere l’intenzione di abbreviare la vita”.
I sostenitori della sedazione palliativa profonda “argomentano che è una pratica che rispetta il corso naturale della vita, senza accelerare attivamente la morte”; posizione “sostenuta anche dai fautori della sacralità della vita umana in ogni suo stadio”. Senza la sedazione palliativa profonda, le cure palliative perdono un presidio fondamentale, eppure qualcuno si chiede: “Che differenza c’è tra il togliere permanentemente la coscienza sapendo di non poterla più ridare e l’anticipare la morte?”. Di qui il convegno, moderato da Palma Sgreccia, che si propone di approfondire il dibattito sulla sedazione palliativa profonda, esplorando le diverse prospettive etiche, mediche e legali.
All’incontro interverranno fra gli altri Demetrio Neri (Università di Messina, Consulta di Bioetica); José Michel Favi (Università San Tommaso d’Aquino); Luciano Orsi (Società italiana di cure palliative); Maurizio Mori (Comitato nazionale di bioetica, Consulta di bioetica); mons. Mauro Cozzoli (Pontificia Università Lateranense); Sonia Ambroset (psicologa esperta in cure palliative); Daniela Cattaneo (medico palliativista Aisla).