“Venezia… Città aperta” è il tema del convegno organizzato il 22 marzo da Fondazione Leone Moressa e Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace con l’obiettivo di affrontare il tema del futuro della città. Appuntamento alle 16 a Palazzo Labia, sede Rai di Venezia (Cannaregio 275).
Tra i temi sul tappeto il calo demografico: negli ultimi 20 anni la popolazione è diminuita di 20 mila unità (-7,4%), mentre i comuni limitrofi registrano trend positivi. Il calo è più accentuato nel centro storico, ma riguarda anche la terraferma. Tutte le aree del comune registrano un saldo naturale negativo, mentre aumenta la presenza immigrata, con 40 mila residenti stranieri nel 2023. La presenza straniera nel comune di Venezia rappresenta mediamente il 16,2% della popolazione, ma raggiunge il 27,6% a Marghera e il 21,2% a Mestre. Presenti oltre 100 nazionalità diverse. La più rappresentata è il Bangladesh, con 8.261 presenze (20% di tutti gli stranieri residenti). Seguono Romania (16%) e Cina (10%).
Poi l’idea di fare di Venezia un centro di sapere di eccellenza, polo di attrazione di studenti e talenti nazionali e internazionali, attraverso la qualità e l’innovatività dell’offerta formativa e della ricerca, nonché dei servizi,. Affermare un nuovo paradigma culturale, pervasivo, dove i vari saperi, cultura, economia, scienze e tecnologie siano reindirizzati prioritariamente per la salvaguardia dell’ambiente, al fine di contrastare efficacemente il cambiamento climatico e tutelare l’immenso patrimonio culturale. Altro aspetto il turismo, da tempo la prima economia della città che garantisce anche un importante indotto per commercio, industria, artigianato e servizi. “Il 75% degli incassi del settore alberghiero rimane nel territorio” spiega Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori. “Altro aspetto fondamentale è quello legato all’occupazione. La potenzialità del settore, con l’obiettivo di trovare tutti gli addetti entro due anni, è di circa 10 mila lavoratori diretti”.
“La Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace – conclude Antonio Calò, presidente dell’omonima Fondazione – deve essere sempre uno spazio-luogo del dialogos, un centro fecondo capace di accoglienza, intesa come percorso propedeutico alla pace. Venezia è un luogo di pace… città della tolleranza, della stampa, del commercio, dell’arte, della musica…dei linguaggi che uniscono”.