Festa, ieri, a Nazareth per la solennità di San Giuseppe, patrono della chiesa locale e della Chiesa universale. Nella chiesa a lui intitolata, accanto alla basilica dell’Annunciazione, i frati, guidati dal custode di Terra Santa, padre Francesco Patton che ha fatto il suo ingresso solenne, hanno portato in processione un’icona del santo fin nella cripta della chiesa, dove la tradizione colloca l’abitazione della Sacra Famiglia. La festa, secondo quanto riferisce la Custodia di Terra Santa, è stata anche l’occasione per formulare una preghiera speciale per tutti i papà, “perché – ha ricordato il Custode – sappiano ispirarsi a san Giuseppe, che ha saputo accompagnare la crescita di Gesù, ha saputo introdurlo nelle tradizioni religiose del suo popolo, gli ha insegnato il valore del lavoro e dell’obbedienza alla volontà di Dio”. L’omelia è stata affidata a padre Ibrahim Sabbagh, parroco di Nazareth, che ha tenuto una meditazione sulla vita di san Giuseppe alla luce del mistero pasquale. “La sua vita era una morte e una risurrezione allo stesso tempo. È il mistero dell’amore – ha detto –. Lo contempliamo mentre faceva morire tutti i suoi sogni per far prevalere il piano di Dio (…), lo vediamo morire in ogni momento, nel nascondimento della vita quotidiana, per essere una fiamma di amore acceso per Maria e per Gesù”. Allo stesso tempo, “nel donarsi totalmente, assaggiava la gioia infinita, gustava la pace e la consolazione, sperimentava la dolcezza del cielo; assaggiava già il gusto della risurrezione”. “Tutti noi – ha concluso – siamo chiamati a fare la stessa esperienza umana. Chiediamo al Signore, per intercessione di S. Giuseppe, di darci il coraggio, perché non esitiamo a donarci completamente al Signore e agli altri, senza limiti e senza condizioni”.