Ieri, nella solennità di San Giuseppe, nella caserma “Gen. B. Sante Laria”, a Roma, è stata celebrata una messa in preparazione alla Pasqua presieduta dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, concelebrata dal segretario particolare don Santo Battaglia e dal vicario episcopale del Comando generale, mons. Nino Romano. Erano presenti, rende noto l’Ordinariato militare, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e il comandante generale, gen. C.A. Andrea De Gennaro. Nell’omelia, prendendo spunto dalla lettera apostolica “Patris Corde¨ di Papa Francesco scritta in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale e dell’indizione dell’Anno dedicato a san Giuseppe, mons. Marcianò ha consegnato alla Guardia di Finanza e a coloro che servono il Paese nel “delicato” settore dell’economia alcune sfide: “L’accoglienza e la sfida della realtà; il coraggio e la sfida della custodia; il lavoro e la sfida della trasparenza. Il Papa chiama San Giuseppe “padre nell’accoglienza”. “E accogliere – ha spiegato mons. Marcianò – significa aprirsi senza timore alla realtà, per quanto nuova e imprevista essa sia. La missione della Guardia di Finanza è stata sempre radicata nella realtà, inserita nella storia con le sue luci ed ombre, capace di offrire risposte in sintonia con i tempi, tanto per le competenze sempre nuove e raffinate, quanto per la capacità di affrontare compiti sempre nuovi”. Ma accogliere significa anche “aprirsi agli altri, anzitutto coloro i quali si avvicinano e trovano una formazione che è anche stile di vita fatto di legalità, coerenza, integrità, uno stile di correttezza, ‘tradizione’ da trasmettere, perché, dinanzi alla corruzione e all’illegalità dilagante, sia ponte verso un ‘futuro’ migliore!”. Il coraggio e la sfida della custodia: san Giuseppe è custode, ha ricordato l’arcivescovo: “Penso alle fragilità custodite dall’opera della Guardia di Finanza e di coloro che, nel mondo politico e delle istituzioni, salvaguardano la giustizia economica e retributiva. Penso a come la vostra coerenza umana e cristiana sia indispensabile per proteggere le vittime di tanti abusi di potere, di ruolo, di uso inappropriato dei ‘social’ e più in generale della rete internet. Il coraggio della giustizia è presupposto della custodia della pace”. Il lavoro e la sfida della trasparenza: “Sappiamo bene – ha aggiunto mons. Marcianò – che la sfida del lavoro, oggi, tocca molti ambiti: la disoccupazione crescente, che interpella la politica e l’economia, come pure il grande tema della sicurezza e, non da ultimo, la questione della dignità. Perché nel lavoro non si può riversare solo il benessere economico delle persone, delle famiglie, del Paese, ma traspare il senso profondo della dignità umana. La sfida del lavoro – è stata la conclusione – è pertanto la sfida della trasparenza. Penso al ‘no’ chiaro e forte che voi ci aiutate a levare contro ogni forma di lavoro ‘nero’ o sottopagato, come pure alla forma di esclusione sociale rappresentata dalla disoccupazione o dalla piaga del clientelismo. Nel vostro servizio per un lavoro a tutti riconosciuto, giustamente retribuito, legalmente acquisito, ricordate come sia sempre presente il servizio alla persona umana, alla sua dignità, alla sua unicità irripetibile, il cui apporto è indispensabile al mondo del presente e del futuro”.