Il Comitato europeo dei diritti sociali, che fa capo al Consiglio d’Europa, ha esaminato 34 rapporti nazionali relativi al periodo 2018-2021 sui temi dei diritti della famiglia, dei minori e dei migranti contenuti nella Carta sociale europea, il trattato che intende garantire diritti sociali ed economici fondamentali e pone obblighi vincolati per gli Stati firmatari. Nel 2023 il Comitato ha preso in esame 799 situazioni e oggi ne pubblica i risultati da cui emerge che 415 sono risultate conformi ai principi della Carta e 384 no. Nessuno dei 43 Stati risulta completamente conforme. I casi di non conformità, sintetizza una nota stampa, vanno da inadeguati divieti e insufficienti monitoraggi del lavoro minorile; quadri giuridici inadeguati per criminalizzare gli atti di sfruttamento sessuale dei minori; o ancora dati insufficienti sul tempo medio di attesa per l’assegnazione degli alloggi sociali, o offerta inadeguata degli stessi. Altri riguardano misure insufficienti per garantire l’adeguatezza delle strutture di accoglienza per i minori migranti irregolari, ma anche una tutela inadeguata contro il licenziamento durante la gravidanza o il congedo di maternità o ancora la mancanza di informazioni sulla situazione dei bambini rom nell’istruzione e sulle misure adottate per facilitare l’accesso all’istruzione per i bambini provenienti da famiglie vulnerabili. Il rapporto evidenzia però anche alcuni sviluppi positivi nell’ambito, per esempio, della protezione da cyberbullismo, e cybergrooming o ad altri tipi di sfruttamento sessuale, l’introduzione del reato di abuso domestico, limiti all’orario di lavoro per gli under 18. Nella relazione anche le valutazioni sul seguito dato a 58 decisioni in ricorsi collettivi riguardanti 8 Stati, tra cui l’Italia. Nel caso specifico emerge che di 8 decisioni su altrettanti casi, nonostante l’esito negativo, 7 ancora non sono regolarizzate in conformità con la Carta.