San Giuseppe: mons. Lorefice (Palermo) agli artigiani, “non asserviti all’idolo denaro”, ma “costruttori della Casa comune”

“Con la fedeltà agli impegni umani, familiari, professionali si contribuisce alla realizzazione del progetto salvifico di Dio per l’umanità”. Lo ha detto nell’omelia l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, in occasione della solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale e degli artigiani. Questa mattina, il presule ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica nella chiesa di San Giuseppe dei Teatini: con lui, tra i fedeli, i rappresentanti dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, i rappresentanti di Cna Sicilia, Casartigiani, Confartigianato e Claai e i responsabili del Progetto Policoro che hanno celebrato la “giornata dei lavoratori”. “La fede ci libera dal ripiegamento in noi stessi, da una comprensione della vita volta solamente alla ricerca del proprio benessere o peggio ancora del profitto ad ogni costo. Le nostre città subiscono drammaticamente le conseguenze di tale nefasta logica – ha aggiunto mons. Lorefice -. La fede invece allarga gli orizzonti e ci rende collaboratori di Dio. Bene-fattori della Casa comune, la città e il pianeta che abitiamo. Questo era il sogno umano di Giuseppe, che Dio non infrange ma apre al suo più grande progetto salvifico”.
Indicando come modello San Giuseppe, l’arcivescovo ha indicato ai presenti le caratteristiche del suo progetto di vita, “partecipe della vita del villaggio in cui abitava”. “Gioiosi e orgogliosi come lui, come Giuseppe – umanamente realizzati! –, per la creatività del loro lavoro competente e onesto. Adoratori solo di Dio, non asserviti all’’idolo denaro’ che schiavizza l’uomo, spegne nel cuore l’amore, semina indifferenza, divisione e spietata concorrenza; che fa considerare gli altri, soprattutto se diversi da noi, nemici e invasori e non fratelli e compagni; che arma le mani e sparge distruzione e morte, opera respingimenti, innalza barriere, scatena guerre. Costruttori, come Giuseppe, del villaggio umano, della Casa comune. Seminatori di giustizia, ricchi di intelligenza interiore, irrorati da un cuore che intercetta la sofferenza degli altri e la fa sua”.

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