“Quella messa incompiuta continua ad essere celebrata oggi da tutti i costruttori di pace in ogni periferia geografica ed esistenziale, dove la speranza rinasce grazie al martirio feriale di tante donne e uomini. Persone appassionate del Vangelo che riparte dai tetti delle case, che scende verso gli ultimi, che non esalta l’ideologia del sacrificio, dell’agnello sacrificale, del capro espiatorio o dell’eroe, ma glorifica l’operare per il Regno, che è regno di Dio e Regno degli uomini e delle donne che scelgono di spingersi per esserne figli”. È quanto afferma, mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano All’Jonio e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione del trentennale del barbaro assassinio di don Giuseppe Diana. “Questo è il lascito di don Peppino Diana: l’aver assunto su di sé la realtà dell’altro, la libertà dell’altro, l’amore per la sofferenza, la lotta ad un silenzio prudente che ha relegato (ed ancora spesso relega) l’impegno alla lotta contro la mafia, come un qualcosa di competenza sempre di qualcun altro”. “La lotta alla camorra ed alle mafie – secondo mons. Savino -, in genere è anche un problema teologico e pastorale che noi tutti e tutte siamo chiamati ad affrontare perché non si separino mai salvezza individuale e salvezza collettiva. Siamo chiamati, seguendo l’esempio di questo semplice uomo ad attuare un vigile servizio che è una testimonianza evangelica”. “Per amore del mio popolo non tacerò”, diceva don Diana. “Non tacere – spiega Savino – vuol dire sbarazzarsi di un Vangelo disincarnato e consunto, per favorire la priorità di un annuncio di vita che non ammette lentezza, perché il Vangelo è annuncio anche di liberazione umana, sociale, storica. Se la profezia di don Diana vive, è perché Dio ci chiama ad essere profeti. Noi, come te don Peppino, abbiamo però scelto. E, fosse anche per l’ultima messa, saremo sempre dalla tua parte, che è la parte degli uomini e delle donne che, fino alla fine, hanno scelto la Croce e per mezzo della Croce, Gesù che è la via, la verità e la vita”.