Dopo il recupero delle superfici lapidee della cattedrale di Prato, anche il piccolo chiostro romanico ha la necessità di un intervento di restaurato per tornare all’antico splendore. Ne dà notizia la diocesi spiegando che le pietre che compongono le undici arcatelle in marmo bianco e quelle più robuste in serpentino verde, rimaste dell’antica struttura del XII secolo, hanno infatti bisogno di un intervento per essere ripulite e conservate.
Il primo passaggio di questo progetto è lo studio dei materiali originali, affidato dal Museo dell’Opera del Duomo alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). Il lavoro, frutto di un accordo tra i due enti, viene portato avanti dagli studenti del corso di laurea in Conservazione e restauro. Una ricerca approfondita sulle pietre del chiostro è stata compiuta in questi giorni, dall’11 al 15 marzo, da un gruppo di quindici universitari svizzeri guidati dai docenti Stefano Volta e Francesca Piquè. Per una settimana i giovani studiosi hanno visionato i materiali originali, verificato gli interventi pregressi e in particolare hanno lavorato per capire le cause del degrado avvenuto nel corso dei secoli.
“È il primo momento di un lungo progetto che ci porterà al restauro conservativo del chiostro romanico della cattedrale – ha affermato Veronica Bartoletti, direttrice dei Musei Diocesani di Prato –; gli scambi sono sempre fruttuosi e noi siamo molto contenti di questa collaborazione con la Supsi. Come ho detto abbiamo messo a punto un primo importante tassello verso il recupero di uno degli ambienti più belli e caratteristici visibili all’interno del Museo dell’Opera del Duomo di Prato”. “I primi risultati – ha spiegato Francesca Piquè, docente della Supsi – mostrano una situazione particolarmente difficile soprattutto per quel che riguarda il degrado della pietra ‘verde di Prato’, dovuto agli agenti atmosferici, quali pioggia e umidità, e alle attività di cristallizzazione dei sali presenti”.
Dopo questa settimana di studi e ricerche, la Supsi svilupperà una proposta di intervento di conservazione, che poi dovrà essere approvata dalla Soprintendenza.