Vittime mafie: Libera, Roma si prepara ad abbracciare oltre 700 familiari. Da quest’anno inserito nell’elenco Giuseppe Montalbano ucciso nel 1861

Giuseppe Montalbano era un medico, politico e patriota. Fu ucciso la sera del 3 marzo 1861 per aver difeso la terra dei contadini contro le usurpazioni del ceto agrario e baronale. Da quest’anno, il suo nome è il primo del lungo elenco di vittime innocenti delle mafie, che Libera cura da oltre 29 anni. Dal 1861 a oggi sono 1.081 i nomi dell’elenco delle vittime innocenti delle mafie.1081 storie che ripercorrono tutta la storia d’Italia, dall’Unità fino all’anno scorso. I nomi saranno letti giovedì 21 marzo in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico sotto alto patronato della Presidenza della Repubblica, che si svolgerà a Roma, con il patrocinio della Rai e il sostegno del Comune di Roma.
La Giornata promossa da Libera dal 2017 è stata riconosciuta dallo Stato e vedrà una grande partecipazione di giovani, associazioni, gruppi, rappresentanti delle istituzioni, del sindacato, del mondo della scuola, della cultura, dello sport e più di 700 familiari di vittime innocenti delle mafie.
“Molti familiari – dichiara Daniela Marcone dell’ufficio di presidenza e responsabile area Memoria di Libera – ci hanno contattato negli anni chiedendoci di inserire i nomi dei loro cari nell’elenco di Libera che, lo ricordo, non coincide con lo status di vittima riconosciuto dallo Stato. Quest’ultimo, che prevede misure di sostegno alle vittime, viene attribuito sulla base di criteri estremamente rigidi che non si conciliano con quelli che dovrebbero essere veri e propri diritti delle vittime. Tra questi criteri vi è il limite temporale del 1° gennaio 1961 (alle vittime uccise prima di quella data non viene riconosciuto lo status) o la valutazione fino al quarto grado di parentela della estraneità con soggetti che hanno commesso determinati crimini, ignorando la singola casistica e determinando gravi ingiustizie, a nostro parere”.
In totale, le donne vittime della violenza mafiosa sono 134. Alcune sono donne colpite da proiettili vaganti, altre sono vittime di vendette trasversali, uccise per legami parentali con uomini di mafia, ma del tutto estranee agli affari del clan. Altre, ancora, sono donne uccise per essersi opposte al potere economico, politico, sociale e “culturale” delle mafie. Amministratrici pubbliche, magistrate, poliziotte, ma anche donne provenienti da contesti mafiosi che si sono ribellate alla “cultura mafiosa”, finalizzata a costruire dei legami basati esclusivamente su rapporti di forza, violenza e sopraffazione. Sono, invece, 115 i nomi di bambini uccisi dalle mafie. La più piccola è Caterina Nencioni, 50 giorni, uccisa dalle bombe di via dei Georgofili, insieme a tutta la sua famiglia e al giovane Dario Capolicchio. Tra i nomi inseriti in elenco negli ultimi anni, sono sempre più numerosi quelli di vittime internazionali. Come Derk Wiersum e Peter de Vries, uccisi ad Amsterdam per essere diventati avvocato e consigliere di fiducia di Nabil B., testimone chiave del processo contro Ridouan Taghi, boss della criminalità organizzata marocchino-olandese.

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