Si prolunga la transizione ad Haiti, che di fatto resta in mano alle gang criminali. I disaccordi interni hanno impedito ieri l’individuazione dei membri che formeranno il Consiglio presidenziale di transizione, previsto contestualmente alle dimissioni del premier Ariel Henry. Dal Kenya, invece, arriva la notizia che il Paese conferma la sua volontà di capeggiare la forza di polizia internazionale, chiamata a pacificare il Paese. Ma resta forte l’incertezza dovuta all’atteggiamento di personaggi “chiave”, come Jimmy Chérizier, alias Barbecue, il “capo” che ha riunito varie bande armate nella coalizione “Vivere insieme”, o l’ex leader golpista Guy Philippe, rientrato nel Paese dopo aver scontato una condanna per narcotraffico negli Usa. Entrambi si sono detti contrari all’accordo raggiunto in questi giorni.
Per quanto riguarda il contesto ecclesiale, da registrare la nota diffusa ieri dalla Clar, la Conferenze dei religiosi e religiose di America Latina e Caraibi. L’organismo “ribadisce il suo sostegno ai religiosi che vivono ad Haiti. Accompagniamo con la nostra preghiera il cammino di tutti i religiosi e le religiose che resistono, mantengono la creatività apostolica e si impegnano a costruire il Regno in mezzo alla difficile situazione che sta vivendo il popolo haitiano. Apprezziamo i loro sforzi per rimanere seminatori di pace e custodi di speranza. Ci uniamo a tutti coloro che chiedono la fine della violenza e il recupero delle istituzioni che rendono possibile la democrazia e il rispetto dei diritti”.
La Clar, nel contempo, invita i religiosi “a non rimanere indifferenti alla situazione del popolo haitiano, a rendere visibile nei diversi angoli del continente la sofferenza dei nostri fratelli e sorelle di Haiti; a partecipare attivamente agli spazi in cui si genera la riflessione che porta alla pace; a promuovere il dialogo tra la società civile e gli attori politici; a difendere la pace attraverso le loro azioni e nel luogo in cui si trovano; a promuovere strumenti che rendano possibile la riconciliazione; a generare canali umanitari nelle zone di confine che rendano possibile l’ospitalità che unisce; a pregare con insistenza per il popolo haitiano”.