“Difensori dei diritti umani dei bambini: uno studio sugli Stati membri del Consiglio d’Europa”, è il titolo del primo studio appena pubblicato dall’istituzione pan-europea relativo alle sfide e alle risposte degli Stati riguardo al riconoscimento, alla protezione e all’emancipazione dei ragazzi/e che agiscono come “difensori dei diritti umani dei regazzi/e” negli Stati membri. A contribuire alla stesura dello studio sono stati 20 dei 46 Paesi che appartengono al Consiglio d’Europa, e 85 ragazzi/e (under 18). Emerge che la maggior parte degli Stati che hanno risposto “non hanno normative specifiche sui difensori dei diritti umani, poiché ritengono che la loro legislazione sui diritti e sulla protezione dell’infanzia copra anche i difensori dei diritti umani dei bambini”. Tuttavia in queste norme non si fa specifico riferimento a questa categoria e non si considerano tutti i diritti che possono rivendicare (tra cui il diritto di accesso all’informazione, la libertà di associazione e la libertà di riunione). Invece sarebbe necessario che questi ragazzi/e potessero accedere a meccanismi di protezione dai danni derivanti dalle loro azioni (violenza, ritorsioni, punizioni, intimidazioni offline e online). Nello studio si fa riferimento ad azioni per la tutela dell’ambiente, dei diritti della comunità Lgbtqi+ o dei disabili. I sistemi scolastici possono aiutare, c’è reticenza a chiedere aiuto a loro così come a ricorrere alla polizia o alla giustizia. Questi ragazzi/e “si aspettano che i governi cambino atteggiamento nei loro confronti, inizino ad ascoltarli e prendano in considerazione la loro opinione quando prendono decisioni”.