Cammino sinodale: diocesi di Livorno, riflessione sulla “formazione alla vita e alla fede”

Concentrarsi sulla “formazione alla vita e alla fede”, in continuità con il Cantiere avviato lo scorso anno, per “rinvigorire la vita parrocchiale, che già prima dell’avvento del Covid-19 stava languendo”. Don Lorenzo Bianchi, don Paolo Razzauti e don Bruno Giordano raccontano cosa sta accadendo nella diocesi di Livorno in questa fase sapienziale del Cammino sinodale: “Abbiamo distribuito il materiale ai vari responsabili delle parrocchie e delle aggregazioni laicali, chiedendo loro di strutturare la loro azione secondo i parametri che lo scorso anno si sono rivelati utili per procedere. A seguito di una prima fase di consultazione nei singoli ambiti, ciascuno è stato lasciato libero di operare come ritenesse più opportuno: riunioni, meeting, assemblee”.
Dai primi riscontri, stanno emergendo alcune attenzioni e preoccupazioni, in particolare riguardo ai giovani: “Sono necessarie – sintetizzano i referenti – nuove forme di coinvolgimento che aggancino i loro interessi e ambienti di vita, specie per quei ragazzi senza socializzazione. Occorre farli sentire a casa nella Chiesa, vivendo la quotidianità di essere presenti nei locali parrocchiali e crescendo come corresponsabili nella cura della parrocchia”. Per questo, aggiungono, “serve un grande sforzo per mettersi al loro livello, cercando anche di utilizzare il loro linguaggio, conducendoli gradualmente ad orientare la propria esistenza al Vangelo”. Inoltre, è fondamentale “cercare un canale di dialogo con le associazioni e/o movimenti non ecclesiali che sono sul territorio e che si occupano di specifici temi di interesse sociale, come la convivenza con i migranti o l’ecologia, trovando metodi e strumenti nuovi per essere presenti nel territorio”.
Infine, sottolineano i referenti diocesani, è importante “ridare impulso e vita all’impegno del laicato, non solo nella parrocchia ma soprattutto come insieme di fedeli dediti all’evangelizzazione e alla testimonianza cristiana, guardando alla parrocchia come ‘casa tra le case’”. “Solo a partire da un laicato consapevole – rilevano – sarà poi possibile ripensare, in forma familiare, la catechesi degli adulti affinché si strutturi come un dialogo fruttuoso e sincero, così da fare esperienza di Cristo e crescere testimoni”. “Nella complessità delle nostre società moderne, per la vita degli uomini e delle donne, giovani, adulti e anziani – concludono – servono dei ‘compagni di viaggio’ autorevoli, capaci di confrontarsi con la complessità delle sfide del mondo attuale e accompagnare le persone nel cammino della vita. I ministeri stessi che vengono attributi a chi ne viene riconosciuta la vocazione, dovrebbero poi prevedere un maggiore discernimento della comunità su tali persone”.

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