“Noi con la Pasqua diventiamo davvero pellegrini verso questa novità e con la nostra vita diventiamo servitori della speranza. Auguri, allora, in modo particolare a voi tre che questa sera ricevete l’accolitato, ma anche a tutte le famiglie e le persone presenti, ed in modo particolare a tutti i giovani: vorrei vedervi gioiosi e felici sempre”. Lo ha affermato mons. Serafino Parisi, vescovo di Lamezia Terme, sabato sera in cattedrale dove ha presieduto la celebrazione eucaristica durante la quale ha conferito il ministero dell’accolitato al diacono permanente Francesco Giudice ed ai seminaristi Giuseppe Bernardini ed Andrea Giovanni Cefalà.
Nell’omelia il presule ha fatto riferimento alla “difficoltà che si riscontra in modo particolare nei giovani a consacrare la loro vita al Signore per il servizio ai fratelli”; perciò, ha proseguito, “dato che questa sera abbiamo Giuseppe ed Andrea Giovanni che sono incamminati verso il sacerdozio, ringraziamo il Signore”. Quindi, nel rivolgersi a “Francesco che si avvia, sposato, padre di famiglia, con un lavoro, ad essere diacono permanente”, il vescovo ha evidenziato che “questo è un altro segno dei tempi perché il diaconato, così come dobbiamo coglierlo oggi, e di questo ringraziamo anche il Signore per la riflessione che ci sta facendo fare, non è tanto il fatto di poter arricchire, giustamente, la liturgia con il loro servizio, è, invece, una dinamica diversa all’interno del nostro contesto”. Poi ha osservato che “ci sono delle realtà, anche in Italia, a noi molto vicine che stanno cominciando ad affidare le Parrocchie ormai, non al diacono, ma alla famiglia del diacono”.
Parlando ai giovani presenti, mons. Parisi ha sottolineato che “la fede è il più grande principio rivoluzionario della storia”. La fede – ha spiegato – assume la storia, proprio come il Signore fa con la sua grazia: non ci mette da parte, non copre i nostri peccati o i nostri problemi, ma entra dentro di noi. Così la fede è un dinamismo che entra nella nostra vita ed è capace di smuovere l’umanità, il mondo. È capace davvero di dare speranza a tutto ciò che ormai sembrava finito”. “La fede – ha continuato – non dovete apprenderla dal versante negativo, dai no che, normalmente, vengono attribuiti alla Chiesa, guardatela dal versante positivo: è, cioè, quello sguardo rinnovato che ti fa vedere la storia, certamente così come è con il dramma, con i mali, con le difficoltà, con i problemi, con il dolore, con la sofferenza, con la morte, con l’angoscia, con l’insoddisfazione, che sono tutte tematiche che troviamo all’interno del contesto umano e in modo particolare dentro il mondo giovanile. Ma guardatela come una apertura. Vi ricordate Paolo? Cade da cavallo. Incontra Cristo. Gli si chiudono gli occhi. Cadono dagli occhi delle squame e con la fede di Gesù vede con uno sguardo rinnovato, con un occhio rinnovato. È questa, allora, la dimensione della fede: coglietela da un versante positivo”.
Da qui l’augurio da un lato a “guardare con l’onestà che avete dentro la vostra vita, con la serenità che magari cercate come obiettivo, come meta, ma anche con la determinazione che vi caratterizza”, dall’altro a “guardare alla fede così come questo principio positivo, capace di fare rinascere la storia, entrando nei gangli vitali dell’umanità attraverso il nostro servizio”. “Noi – ha ammonito il vescovo – siamo chiamati ad essere, non i salvatori della storia perché la storia l’ha già salvata il Signore, ma ad essere i protagonisti dell’annuncio bello, cioè di quell’annuncio che fa dire all’umanità: tu ti senti malato, hai appeso le cetre ai salici, non hai motivi per gioire, non ha i motivi per rallegrarti, non hai motivi per cantare, ma sappi che il Signore ti dice che una rigenerazione è possibile”.