Papa Francesco: “la vulnerabilità non può essere un tema politicamente corretto”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Sono ancora un po’ raffreddato, ma lui legge meglio di me”. Lo ha detto il Papa, che anche per l’udienza concessa ai partecipanti al Convegno “Vulnerabilità e comunità tra accoglienza e inclusione”, in corso a Sacrofano per la seconda “Cattedra dell’accoglienza”, ha ceduto la lettura del testo preparato per l’occasione a mons. Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato. “Per noi la vulnerabilità non può essere un tema politicamente corretto, o una mera organizzazione di pratiche, per quanto buone”, il monito di Francesco, che nel testo mette in guardia da questo “rischio sempre in agguato, malgrado tutta la buona volontà”. “Specialmente nelle realtà più grandi e strutturate, ma anche in quelle piccole, la vulnerabilità può diventare una categoria, le persone individui senza volto, il servizio una prestazione e così via”, la raccomandazione di Francesco, secondo il quale “bisogna rimanere ben ancorati al Vangelo, a Gesù, il quale non ha insegnato ai suoi discepoli a pianificare un’assistenza dei malati e dei poveri”. “Gesù ha voluto formare i discepoli a uno stile di vita stando a contatto con i vulnerabili, in mezzo a loro”, ricorda il Papa: “I discepoli hanno visto come lui incontrava la gente, hanno visto come lui accoglieva: la sua vicinanza, la sua compassione, la sua tenerezza. E dopo la Risurrezione lo Spirito Santo ha impresso in loro questo stile di vita. Così, poi, sempre lo Spirito ha formato uomini e donne che sono diventati santi amando le persone vulnerabili come Gesù. Alcuni sono canonizzati e sono modelli per tutti noi; ma quanti uomini e donne si sono santificati nell’accoglienza dei piccoli, dei poveri, dei fragili, degli emarginati! Ed è importante, nelle nostre comunità, condividere in semplicità e gratitudine le storie di questi testimoni nascosti del Vangelo”.

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