“La vita dell’essere umano è vocazione”. Lo scrive il Papa, nel discorso preparato per l’udienza ai partecipanti al Convegno internazionale “Uomo-Donna immagine di Dio. Per una antropologia delle vocazioni” promosso dal Centro di Ricerca e Antropologia delle Vocazioni (Crav), in corso in Vaticano, presso l’Aula del Sinodo, fino a domani e letto da mons. Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato. “Nell’odierno contesto culturale talvolta si tende a dimenticare oppure a oscurare questa realtà, col rischio di ridurre l’essere umano ai suoi soli bisogni materiali o alle sue esigenze primarie, come fosse un oggetto senza coscienza e senza volontà, semplicemente trascinato dalla vita come parte di un ingranaggio meccanico”, il grido d’allarme di Francesco: “E invece l’uomo e la donna sono creati da Dio e sono immagine del Creatore; essi, cioè, si portano dentro un desiderio di eternità e di felicità che Dio stesso ha seminato nel loro cuore e che sono chiamati a realizzare attraverso una vocazione specifica. Per questo in noi abita una sana tensione interiore che mai dobbiamo soffocare: siamo chiamati alla felicità, alla pienezza della vita, a qualcosa di grande a cui Dio ci ha destinato”. “La vita di ognuno di noi, nessuno escluso, non è un incidente di percorso”, spiega il Papa: “il nostro stare al mondo non è un mero frutto del caso, ma facciamo parte di un disegno d’amore e siamo invitati ad uscire da noi stessi e a realizzarlo, per noi e per gli altri”. “Interrogarsi sulle sfide odierne, sulla crisi antropologica in atto e sulla necessaria promozione delle vocazioni umane e cristiane”, la consegna di Francesco, secondo il quale “è importante che si sviluppi, anche grazie al vostro contributo, una sempre più efficace circolarità tra le diverse vocazioni, perché le opere che sgorgano dallo stato di vita laicale al servizio della società e della Chiesa, insieme al dono del ministero ordinato e della vita consacrata, possano contribuire a generare la speranza in un mondo sul quale incombono pesanti esperienze di morte. Generare questa speranza, porsi al servizio del Regno di Dio per la costruzione di un mondo aperto e fraterno è un compito affidato ad ogni donna e ogni uomo del nostro tempo”.