Si sono svolti ieri, a Padova, gli incontri periodici dei docenti della Facoltà teologica del Triveneto divisi per aree di insegnamento. Teologi e filosofi hanno ospitato Paola Bignardi, che ha anticipato i risultati della ricerca sui “giovani in fuga”, svoltasi nel 2023 e che sarà pubblicata a fine marzo con il titolo “Cerco dunque credo?”, a cura di Paola Bignardi e Rita Bichi per “Vita e Pensiero”. L’indagine, a cui ha collaborato anche la Facoltà teologica del Triveneto, è promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano.
Paola Bignardi ha sintetizzato i risultati della ricerca in dieci punti, concentrando l’attenzione su due di essi: le diverse tipologie di allontanamento e la trasformazione dell’esperienza della fede in spiritualità.
“Le narrazioni dei giovani esprimono una metamorfosi del credere, cioè una trasformazione dell’esperienza religiosa in navigazione solitaria, una fede molto intima e sostanzialmente personale, a tratti individualistica”, riporta don Stefano Didonè, che ha rappresentato la Facoltà nell’indagine teologica del Triveneto. Di queste diverse trasformazioni dell’esperienza della fede in spiritualità ne sono state evidenziate in particolare tre: interiorità, natura e connessione. “L’esperienza di ‘connessione’ – aggiunge don Didonè – si pone agli antipodi della religione istituzionale perché la chiesa, dicono questi giovani, fa come ‘da filtro’ e non permette di sperimentare il legame in quanto troppo rigida, perché in essa è già tutto precostituito”.
Questa accurata esplorazione nel mondo giovanile, realizzata a dieci anni dal volume “Dio a modo mio” (2013), conferma che è in atto un mutamento antropologico molto profondo. “Le trasformazioni in atto nel modo di vivere l’umano rendono sempre più necessario il superamento dello schema interpretativo chiesa-mondo, tipico delle costituzioni conciliari, a favore di un approccio più antropologico alle questioni religiose, intese come rapporto diretto tra Vangelo e uomo. Tale spostamento si colloca nel quadro generale del processo di reinterpretazione del cristianesimo nell’attuale contesto culturale e sociale e lascia aperte molte domande. Di fatto – conclude don Didonè –, con le varie forme di “allontanamento” i giovani chiedono alla chiesa una maggiore affidabilità e coerenza con l’originaria esperienza evangelica. Sperando che non sia ormai già troppo tardi”.