“Realizzare, a suo tempo, una verifica della Legge delle Guarentigie, in senso bilaterale”. Ad avanzare la richiesta è stato Giuseppe Toniolo, in una memoria inviata alla Segreteria di Stato il 31 ottobre 1916. Lo ha reso noto il rettore dell’Università Lumsa, Francesco Bonini, intervenendo al convegno “Stato e Chiesa a 40 anni dalla firma del Concordato repubblicano”, in corso a Palazzo Borromeo per iniziativa della Fondazione Craxi e dell’Ambasciata italiana presso la Santa Sede. Ricostruendo i rapporti tra Stato italiano e Santa Sede dall’unità d’Italia alla prima guerra mondiale, il relatore si è soffermato sull’occupazione di Palazzo Venezia da parte del cattolico deputato Filippo Meda. “Un piccolo 20 settembre”, lo ha definito Bonini, a partire dal quale “i rapporti tra Stato italiano e Santa Sede si configureranno in modo nuovo, fino a portare al Concordato del 1929”. Meda occupò Palazzo Venezia, sede dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede – come si legge nel relativo Decreto regio – “a titolo di rivendicazione italiana e giusta rappresaglia”. “Un passaggio altamente simbolico”, lo ha definito il rettore della Lumsa, “ma anche di spessore politico-istituzionale”, perciò segnala l’anomalia della posizione della Santa Sede, tanto da suscitare la preoccupazione di Benedetto XV circa la “situazione del Romano Pontefice, che dipende dal potere civile, che può mutarsi e aggravarsi”. Il timore del Papa, insomma, era quello che “quanto accaduto a Palazzo Venezia potesse ripetersi un giorno per il Palazzo vaticano”. Sulla gestione dell'”affaire” di Palazzo Venezia, Bonini ha citato “una delle ultime riflessioni espresse da uno dei più importanti esponenti del movimento cattolico”, Giuseppe Toniolo, che suggerisce la necessità di “realizzare una verifica, a suo tempo, della Legge delle Guarentigie, in senso bilaterale”. L’occupazione di Palazzo Venezia, in altre parole, per Toniolo dimostra come “il problema della pace si leghi alla risoluzione della questione romana, intesa come indipendenza giuridica della Santa Sede”. La soluzione più efficace, dunque, secondo Toniolo, è quella di “una revisione della Legge delle Guarentigie, da tramutarsi in atto bilaterale, dal carattere non più di legge interna e revocabile, ma internazionale. Un atto internazionale, non perché intervenga una potenza straniera, ma perché comporta il riconoscimento della sovranità della Santa Sede”.