“Una terza via” per ravvivare il dono di Dio “è quella della generatività del servizio”. Lo ha detto Papa Francesco, ricevendo stamattina in udienza, in Aula Paolo VI, i partecipanti al convegno internazionale sulla formazione permanente dei sacerdoti sul tema: “‘Ravviva il dono di Dio che è in te’ (2Tm 1,6). La bellezza di essere discepoli oggi. Una formazione unica, integrale, comunitaria e missionaria”, che ha luogo a Roma dal 6 al 10 febbraio. “Servire è il distintivo dei ministri di Cristo. Ce lo ha mostrato il Maestro, in tutta la sua vita e, in particolare, durante l’Ultima Cena quando ha lavato i piedi dei discepoli”. Nell’ottica del servizio, ha sottolineato il Pontefice, “la formazione non è un’operazione estrinseca, la trasmissione di un insegnamento, ma diventa l’arte di mettere l’altro al centro, facendo emergere la sua bellezza, il bene che è che porta dentro, mettendo in luce i suoi doni e anche le sue ombre, le sue ferite e i suoi desideri. E così formare i sacerdoti significa servirli, servire la loro vita, incoraggiare il loro percorso, aiutarli nel discernimento, accompagnarli nelle difficoltà e sostenerli nelle sfide pastorali”.
Il Santo Padre ha osservato: “Il prete che viene formato così, a sua volta si mette a servizio del popolo di Dio, è vicino alla gente e, come Gesù ha fatto sulla croce, si fa carico di tutti. Guardiamo a questa cattedra, fratelli e sorelle: la Croce. Da lì, amandoci fino alla fine (cfr Gv 13,1), il Signore ha generato un popolo nuovo. E anche noi, quando ci mettiamo a servizio degli altri, quando diventiamo padri e madri per coloro che ci sono affidati, generiamo la vita di Dio. Questo è il segreto di una pastorale generativa: non una pastorale in cui siamo noi al centro, ma una pastorale che genera figlie e figli alla vita nuova in Cristo, che porta l’acqua viva del Vangelo nel terreno del cuore umano e del tempo presente”.
Augurando ai presenti “ogni bene”, Francesco ha esortato: “Per favore, non stancatevi di essere misericordiosi. Perdonate sempre. Quando la gente viene a confessarsi, viene a chiedere il perdono e non a sentire una lezione di teologia o delle penitenze. Siate misericordiosi, per favore. Perdonare sempre, perché il perdono ha questa grazia della carezza, dell’accogliere. Il perdono sempre è generativo dentro. Questo mi raccomando: perdonate sempre”. E ha concluso, ripetendo le tre strade che ha suggerito all’inizio dell’udienza per ravvivare il dono di Dio: “Vi auguro ogni bene per il vostro convegno; e vi lascio le tre parole-chiave: la gioia del Vangelo che è alla base della nostra vita, l’appartenenza a un popolo che ci custodisce e ci sostiene, al santo popolo fedele di Dio, la generatività del servizio che ci rende padri e pastori. Che la Madonna vi accompagni sempre. La Madonna dà una cosa a noi sacerdoti: la grazia della tenerezza. Quella tenerezza che si vede anche con le persone in difficoltà, i vecchi, gli ammalati, i bambini che sono piccolissimi… Chiedete questa grazia, e non abbiate paura di essere teneri. La tenerezza è forte”.