“Ogni istanza di riforma della Chiesa è sempre questione di fedeltà sponsale: la Chiesa Sposa sarà sempre più bella quanto più amerà Cristo Sposo, fino ad appartenergli totalmente, fino alla piena conformazione a Lui”. Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, ricevendo in udienza, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti all’Assemblea plenaria del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sul tema “Euntes parate nobis Pascha (Lc 22,8). Percorsi di formazione liturgica per i ministri ordinati e i fedeli laici”, in corso a Roma dal 6 al 9 febbraio. E su questo, il Santo Padre ha detto “una cosa sulle ministerialità della donna”: “La Chiesa è donna, la Chiesa è madre, la Chiesa ha la sua figura in Maria e la Chiesa-donna, la cui figura è Maria, è più che Pietro, cioè è un’altra cosa. Non si può ridurre tutto alla ministerialità. La donna in sé stessa ha un simbolo molto grande nella Chiesa come donna, senza ridurla alla ministerialità. Per questo ho detto che ogni istanza di riforma della Chiesa è sempre questione di fedeltà sponsale, perché è donna. I Padri conciliari sanno di dover mettere al centro la liturgia, perché è il luogo per eccellenza in cui incontrare Cristo vivo. Lo Spirito Santo, che è la preziosa dote che lo Sposo stesso, con la sua croce, ha provveduto per la Sposa, rende possibile quella actuosa participatio che continuamente anima e rinnova la vita battesimale”.
Lo scopo della riforma liturgica – nel quadro più ampio del rinnovamento della Chiesa – è proprio di “suscitare quella formazione dei fedeli e promuovere quell’azione pastorale che abbia come suo culmine e sua sorgente la sacra Liturgia”, ha osservato il Pontefice, riprendendo le parole dell’Istruzione Inter oecumenici del 26 settembre 1964, al n. 5.
“Perché tutto questo possa accadere è, dunque, necessaria la formazione liturgica, cioè alla liturgia e dalla liturgia, sulla quale state riflettendo in questi giorni. Non si tratta – ha chiarito Francesco – di una specializzazione per pochi esperti, ma di una disposizione interiore di tutto il popolo di Dio. Ciò naturalmente non esclude che vi sia una priorità nella formazione di coloro che, in forza del sacramento dell’Ordine, sono chiamati ad essere mistagoghi, cioè a prendere per mano e accompagnare i fedeli nella conoscenza dei santi misteri”. Di qui un invito: “Vi incoraggio a proseguire in questo vostro impegno affinché i pastori sappiano condurre il popolo al buon pascolo della celebrazione liturgica, dove l’annuncio di Cristo morto e risorto diventa esperienza concreta della sua presenza che trasforma la vita”.