“Gli scorsi giorni, per quanto luminosi nella solennità della martire Agata, patrona della nostra arcidiocesi, sono stati tuttavia funestati da almeno due drammatiche notizie: il 30 gennaio una terribile violenza di gruppo, perpetrata ai danni di una tredicenne, alla Villa Bellini; il 4 febbraio, il truce assassinio del ventiseienne, Mohamed Mouna nella nostra Paternò. In entrambi i casi, la violenza si è consumata in luoghi pubblici, aperti, normalmente frequentati. In entrambi i casi si parla d’immigrati: gli aggressori del 30 gennaio e la vittima del 4 febbraio. Solo che, nel caso della violenza di gruppo, il fatto che fossero immigrati ha amplificato enormemente la notizia; mentre nel secondo caso, e cioè l’omicidio occorso a Paternò, il fatto che a essere, un immigrato fosse la vittima ha letteralmente azzerato la notizia, l’ha svuotata d’interesse, l’ha annichilita pur nell’urgenza della sua tragicità, facendo sì che morisse due volte”. Lo scrivono il clero e le comunità ecclesiali di Paternò e Ragalna in un messaggio nel quale viene rilevato che “sembra, dunque, che il valore della vita umana – come pure tutto quest’apparente senso civico – siano sempre secondari rispetto ad altri elementi, come quelli etnici e culturali. O meglio (peggio, in realtà), tali elementi diventano discriminanti al fine di determinare se un aggressore possa essere considerato ‘più aggressore’, o una vittima ‘meno vittima’. Fatto sta che, invece di sgomentarsi come per i fatti accaduti alla Villa, per l’uccisione di un immigrato di ventisei anni l’opinione pubblica si è, per la maggiore, lavata le mani davanti all’accaduto”. “Noi sacerdoti di questo XII vicariato (Paternò e Ragalna) – prosegue il testo – intendiamo affliggerci, vogliamo sollevare una voce che ci richiami alla sacralità della vita umana, bene sommo e mai secondario rispetto a qualsivoglia elemento etnico, religioso o culturale. Una vita è una vita, ed è tanto preziosa agli occhi di Dio Padre che, pur di salvare ogni vita, ha consegnato a noi quella del suo Figlio! E questo Figlio è tanto lì, nella ragazza oltraggiata alla Villa Bellini, tanto qui nel giovane ucciso a Paternò”. “Per cui – viene annunciato – è nostra intenzione proporre un momento di preghiera in suffragio di Mohamed, insieme alla Comunità islamica della nostra Città, augurandoci che possa partecipare tutta la cittadinanza, con una maggiore e più matura consapevolezza cristiana; come pure ci assumiamo, se ce ne fosse bisogno, l’onere e l’onore di riportare le spoglie di questo giovane tra le braccia di chi potrà amarlo meglio e più di quanto noi abbiamo mostrato di fare”. “In questo momento di preghiera – viene precisato – non intendiamo solo pregare per l’anima di questo giovane, ma anche per la conversione dell’assassino perché possa ottenere perdono e salvezza, per il silenzio e l’indifferenza verso chi soffre e ha bisogno”. “Sollecitiamo anche le pubbliche autorità civili e militari a fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per assicurare una vita serena e tranquilla a questi fratelli che vivono tra noi e, di conseguenza, l’ordine e la sicurezza della nostra città”, conclude il testo.