“Il nostro Ssn è ormai profondamente indebolito e segnato da inaccettabili diseguaglianze regionali. E con l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità si legittimerà normativamente la ‘frattura strutturale’ Nord-Sud: il meridione sarà sempre più dipendente dalla sanità del Nord, minando l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto costituzionale alla tutela della salute”. A lanciare l’allarme è, questa mattina a Roma, Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Intervenendo alla presentazione del Report Svimez “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, in collaborazione con Save the Children, Cartabellotta ha parlato di “uno scenario già evidente: su 14 Regioni adempienti ai Livelli essenziali di assistenza solo 3 sono del Sud (Abruzzo, Puglia e Basilicata) e tutte a fondo classifica, mentre la fuga per curarsi verso il Nord vale 4,25 miliardi di euro”.
“I dati del report – ha osservato ha dichiarato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – restituiscono l’immagine di un Paese diviso a metà nell’accesso alle cure sanitarie. Dal nostro osservatorio, ed è un ulteriore elemento di preoccupazione, emerge una frammentazione che si aggiunge alle disuguaglianze Sud-Nord poiché riguarda questioni diffuse come la desertificazione dei professionisti e dei servizi. Medici di medicina generale ed infermieri, ad esempio, sono carenti al Nord più che al Sud, ma mancano in generale nelle aree interne, come anche alcuni servizi caratterizzati da alta innovazione e specializzazione. In questo quadro la riforma della autonomia differenziata, sulla quale si continua a ragionare – e per giunta con scarsissimo coinvolgimento dei cittadini – senza la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, dà come unica certezza quella di amplificare questa frammentazione e di consegnarci un Paese ulteriormente diviso nella garanzia del diritto alla salute”.