(Strasburgo) Il presidente rumeno Iohannis, nel suo discorso a Strasburgo, elenca una serie di temi, interni e internazionali, sui quali l’Ue potrebbe essere decisiva. Parte dal “sostegno all’Ucraina e al suo popolo. Avvertiamo una certa stanchezza in questo, ma è nostro dovere e interesse sostenere l’Ucraina”. La guerra scatenata da Putin ha fra l’altro sollevato nuovamente la necessità di una difesa comune, “in complementarietà con la Nato”, e sollecitando lo “sviluppo dell’industria europea della difesa”. Lunga la parte dedicata all’“allargamento dell’Unione”, che “renderebbe ancora più attrattiva e forte” la stessa Ue, proseguendo con il processo di futura adesione per Ucraina, Moldavia, Georgia e i Balcani. Iohannis sottolinea poi la vocazione mondiale dell’Ue, la quale richiede rapporti stretti con Africa, Asia, Pacifico e Sud America e un solido “legame transatlantico”. Ma per fare tutto ciò, “l’Europa ha bisogno di riforme, che possono avvenire subito muovendosi nel quadro dei Trattati”, senza necessariamente riscrivere i Trattati stessi (ipotesi che il presidente non esclude). Infine: “Oggi siamo più forti di cinque anni fa. L’Europa ha dimostrato di saper rispondere, unita, alle sfide” attraversate. “L’Ue deve rimanere un cantiere sempre aperto” e attrezzarsi per nuove risposte in campo ambientale, dell’economia e del lavoro, della sicurezza. Sottolinea che “il potere di veto in Consiglio va assolutamente superato, perché non è possibile che un solo governo blocchi l’Europa”. Richiama quindi i 10 punti della Dichiarazione di Sibiu, la sua città, firmata il 9 maggio 2019 in vista delle scorse elezioni europee, con la quale i leader Ue guardarono al futuro dell’Unione. Principi ancora validi e attuali, secondo Iohannis. Ma occorre “colmare il grandissimo divario tra la politica e i cittadini. Siamo pessimi comunicatori su ciò che facciamo. Il divario con i cittadini va assolutamente colmato”.