“Se questo Piano avesse un approccio calato dall’alto verso il basso, appoggiandosi a un’agenzia delle Nazioni Unite o a un grosso ente energetico, più soldi s’investono più si rischia di fare dei danni”. Lo dice don Dante Carraro, direttore di medici con l’Africa Cuamm, in un’intervista al Sir sul Piano Mattei. “È un’osservazione dei missionari, ma anche di ong come la nostra di quanto sia pericolosa una cooperazione che dall’alto scende verso il basso e aumenta tutti i meccanismi di poca trasparenza. Invece, nell’elaborazione e nello sviluppo del Piano Mattei deve essere coinvolto tutto il mondo della cooperazione, delle ong, missionario, anche di associazioni laicali che sono radicate sul territorio”, afferma il sacerdote, specificando che “solo così si mette in atto l’unica cooperazione che davvero funziona, che, avendo esperienza e competenza, partendo dal basso, coinvolgendo le comunità locali, fa diventare vero quel ‘con’ che noi ci portiamo nel nome che è fatto di conoscenza dei problemi, condivisione, consapevolezza, di un cammino insieme per costruire un futuro migliore”. Questo, aggiunge, “vuol dire crescere lavorando ‘con’, senza la fretta di risultati facili e immediati. Bisogna essere molto lucidi. Serve molta costanza e determinazione in una prospettiva di lungo periodo. Il fatto che il Piano si sviluppi in 4 anni va bene, ma ugualmente non saranno sufficienti perché il processo di sviluppo è un piano decennale, ventennale, accettando la fatica dello sviluppo e anche la pazienza dell’attesa di un risultato”. Quindi, “non servono proclami, ma un lavoro che parte dal basso, molto tenace, molto radicato, molto paziente, molto consapevole, costruito insieme, è l’approccio tipicamente dei missionari, che fanno una cooperazione silenziosa, molto efficace, molto inserita dentro il clima sociale, culturale e antropologico dei popoli presso i quali vivono”.