Migranti: Ciac e Casa della Pace di Parma, “no ai Cpr e ai grandi centri, sì alle persone”

Stop ai Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), ai campi “provvisori” e a tutti i grandi centri dove vengono segregati i migranti. Anche Parma si mobilita, insieme a diverse realtà emiliano-romagnole, per ribadire il “No ai campi, sì alle persone” anche in vista della manifestazione regionale che si terrà il 2 marzo a Ferrara. “Oggi più che mai la violenza e la manifesta violazione dei diritti umani che si perpetua all’interno dei Cpr sono sotto gli occhi di tutti”, affermano Ciac e Casa della pace di Parma, facendo riferimento al suicidio di un giovane guineano di 22 anni che si è tolto la vita nel Cpr di Ponte Galeria, a Roma. “Basti citare le umiliazioni fisiche, l’abuso nella somministrazione di psicofarmaci, il sovraffollamento e le condizioni igieniche disumane emerse nella struttura di Milano grazie a diverse inchieste giornalistiche e ora anche sotto la lente della magistratura – proseguono -. Ma anche il numero di suicidi in continuo aumento tra chi è costretto a vivere in condizioni disperate” o “le continue rivolte, come quelle nella struttura di Trapani e non solo, dei cittadini stranieri che non sopportano di vivere dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato”. “Nonostante tutto questo – ricordano – il governo italiano vuole aprire in tutte le regioni, e quindi anche in Emilia-Romagna, un Cpr puntando su un modello di gestione delle migrazioni basato sull’esclusione, sulla sua violenza e sulla brutalità”. Come Ciac e Casa della Pace di Parma “non solo non accettiamo questa assurda decisione, ma chiediamo l’immediata chiusura di queste strutture su tutto il territorio nazionale”. La scelta di creare “campi di transito” come quello di Martorano (vicino Parma), pur con alcune differenze rispetto ai Cpr, “va letta in continuità con la politica dell’emergenza, che mira soltanto a parcheggiare i migranti in luoghi isolati, lontani dagli occhi degli autoctoni, situazioni in cui viene sistematicamente negato ogni servizio, spazi dove non è in alcun modo possibile costruire un percorso di autonomia e di inclusione”.  Per sottoscrivere l’appello scrivere una mail a: associazione@ciaconlus.org

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