Aumenta il bilancio delle vittime accertate degli incendi che nel corso del fine settimana hanno distrutto vaste zone di Valparaíso, capoluogo dell’omonima regione, soprattutto della vicina Viña del Mar, e di altre città della zona, in particolare Quilpué, Villa Alemana. Attualmente, i morti accertati sono 123, con grossi rallentamenti e difficoltà per il loro riconoscimento, ma ancora almeno duecento persone risultano disperse, come spiega, in un audio pervenuto al Sir, il diacono Leonardo Cordova, direttore di Caritas Valparaíso e delegato vescovile per lo Sviluppo umano integrale. “Oltre alle cifre di morti e dispersi, si parla di 12 mila case danneggiate, la situazione è catastrofica. Fin dall’inizio, abbiamo allestito dei quartieri più popolosi dei centri d’accoglienza. Anche la cattedrale si è trasformata luogo di prima ospitalità, come segno di una Chiesa che aiuta e accoglie. Stiamo cercando di partire con una prima raccolta, e abbiamo avviato una campagna di carattere nazionale. L’obiettivo è di recuperare fondi per aiutare le migliaia di persone danneggiate e per avviare il programma di ricostruzione. La grandezza del disastro condiziona i passi successivi. Inoltre, proseguiremo ad accompagnare le comunità, in vista di ricostruire le nuove case. Molte famiglie hanno perso non solo la casa, ma anche ciò che permetteva loro di vivere”.
Particolarmente forti, intanto, le testimonianze che giungono sempre via audio, dalle zone più colpite. Racconta Héctor Barroeta, laico, coordinatore della parrocchia di San José di Villa Dulce, dove vive da decenni: “Il venerdì pomeriggio eravamo nella sala parrocchiale, perché dovevamo tenere una riunione per coordinare l’inizio della Quaresima e il mercoledì delle Ceneri, quando è successa la catastrofe. È stata una cosa improvvisa, è arrivata una telefonata a una delle persone che partecipavano alla riunione, le hanno detto che il suo appartamento era in fiamme e lei è corsa fuori in preda al panico. C’era un vento che ci stava spazzando via, ed è successa la disfatta, perché la parrocchia se n’è andata in meno di dieci minuti. Il fuoco era intenso, e io cercavo di entrare in casa mia perché avevo le mie cose, e i miei animali domestici, che erano cinque. Sono riuscito a portare fuori ben poco, e sono scappato. Penso che siccome per tutta la vita ho frequentato San Giuseppe, lui mi ha teso la mano”. Prosegue il racconto: “La domenica abbiamo celebrato la messa nella cappella di Olivar, una comunità che credo sia quella che ha sofferto di più nelle famiglie perché praticamente l’80% della popolazione se n’è andata, e tra le vittime ci sono molte persone anziane, credo che questa sia la cosa più tragica”.
Padre Sergio Herrera, amministratore parrocchiale dell’Assunzione di Maria, nel sobborgo di Achupallas, a Viña del Mar, afferma: “La zona è una delle più colpite. Un quartiere intero, Villa Indipendencia, è stato distrutto. La cappella del Santo Sacramento è devastata. Abbiamo visitato la zona con il nostro Vescovo. Molte persone che conoscevamo bene sono morte”.