Nella giornata di oggi, lunedì 5 febbraio, la diocesi di Genova accoglierà 14 persone – 2 famiglie di cui 9 bambini e 5 adulti – provenienti dalla Striscia di Gaza, nel quadro di un piano coordinato dall’Assessorato alla Protezione civile della Regione Liguria che, a Genova, coinvolge Caritas diocesana di Genova, Comunità di Sant’Egidio, Arci e Federazione delle Chiese evangeliche.
“Le persone accolte fanno parte di un gruppo di 60 giunto stamattina nel porto di La Spezia a bordo della Nave Vulcano, salpata dal porto di Al Arish in Egitto mercoledì scorso. L’operazione di evacuazione da Gaza è promossa dal Governo italiano e prevede la destinazione di bambini feriti ad alcuni ospedali pediatrici italiani, tra cui l’Ospedale Gaslini di Genova, e la loro accoglienza nei territori per il periodo che sarà necessario”, spiega una nota della diocesi.
Come già avvenne per l’Emergenza Ucraina la Chiesa genovese, tramite la Caritas diocesana, ha approntato un’accoglienza temporanea presso il Seminario arcivescovile, già attivo in questi mesi nell'”Emergenza Freddo” per le persone senza dimora.
“Come sempre – commenta mons. Andrea Parodi, vicario episcopale per la Carità della diocesi di Genova – non si tratta solo di mettere a disposizione una stanza o un pasto ma di testimoniare, con il servizio, la presenza e l’accompagnamento, una Chiesa e una città che si prendono cura. Genova si dimostra sempre pronta a rispondere alle tragiche emergenze del nostro tempo, come già per i profughi ucraini, ormai quasi due anni fa. Siamo certi che, ancora una volta, i genovesi e le comunità parrocchiali saranno pronti a cogliere le esigenze che si manifesteranno, specialmente il bisogno dei bambini di curare i traumi della guerra e di ritrovare almeno un po’ della pace perduta”.
“I tempi di questa prima, pronta accoglienza – spiega Giuseppe Armas, direttore della Caritas diocesana di Genova – saranno oggetto dell’interlocuzione a livello nazionale tra Caritas italiana e i Ministeri competenti, i quali definiranno le modalità di un successivo inserimento dei nuclei familiari sul territorio. La collaborazione con Regione Liguria, in rete con altre realtà ecclesiali e sociali genovesi, è già segno di questo percorso che ci porterà dall’immediata risposta della Chiesa genovese alla condivisione del tessuto cittadino. La guerra infatti ci riguarda tutti, ci chiede di accogliere ogni vittima e ci interroga, come cristiani e come cittadini, sul mondo che si riarma, sull’industria bellica che si arricchisce, sul ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti”.