“Il mio cuore è vicino a voi, alla Terra Santa, a tutti i popoli che la abitano, israeliani e palestinesi, e prego perché prevalga su tutti il desiderio della pace. Voglio che sappiate che siete vicini al mio cuore e al cuore della Chiesa. Sento il desiderio di assicurarvi la mia vicinanza e il mio affetto. Abbraccio ciascuno di voi, e in particolare coloro che sono consumati dall’angoscia, dal dolore, dalla paura e anche dalla rabbia”. Così scrive Papa Francesco in una lettera indirizzata ai fratelli e alle sorelle ebrei in Israele, diffusa oggi pomeriggio dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il Pontefice ricorda il “travaglio doloroso” del momento attuale e “le guerre e divisioni che stanno aumentando in tutto il mondo”. “Siamo davvero in una sorta di ‘guerra mondiale a pezzi’, con gravi conseguenze per la vita di molte popolazioni” e anche la Terra Santa, purtroppo, dal 7 ottobre, “è precipitata in una spirale di violenza senza precedenti”. Questa guerra, scrive papa Francesco, “ha prodotto nelle opinioni pubbliche mondiali anche atteggiamenti di divisione, che a volte sfociano in forme di antisemitismo e antigiudaismo”, davanti alle quali viene ribadito “il particolare e singolare rapporto” che lega la Chiesa ai fratelli e alle sorelle ebrei in Israele. “La Chiesa – continua Bergoglio – rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo, condannando inequivocabilmente le manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo, come un peccato contro Dio. Insieme a voi, noi cattolici siamo molto preoccupati per il terribile aumento degli attacchi contro gli ebrei in tutto il mondo. Avevamo sperato che ‘mai più’ fosse un ritornello ascoltato dalle nuove generazioni, eppure ora vediamo che il percorso da fare richiede una collaborazione sempre più stretta per sradicare questi fenomeni”. Nel testo si ricordano “i morti, i feriti, i traumatizzati supplicando Dio Padre di intervenire e porre fine alla guerra e all’odio, questi cicli incessanti che mettono in pericolo tutto il mondo. In modo speciale, preghiamo per il ritorno degli ostaggi, rallegrandoci per quelli che sono già tornati a casa, e pregando affinché tutti gli altri si uniscano presto a loro”. “Non bisogna mai perdere la speranza per una pace possibile – sottolinea il Pontefice – e dobbiamo fare di tutto per promuoverla, rifiutando ogni forma di disfattismo e di sfiducia. Dobbiamo guardare a Dio, la sola fonte di una speranza certa. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio in un atto di suprema responsabilità davanti alle nostre coscienze e davanti ai nostri popoli”. Ebrei e cattolici insieme, è l’auspicio del Papa, devono impegnarsi “in questo percorso di amicizia, solidarietà e cooperazione nella ricerca di modi per riparare un mondo distrutto, lavorando insieme in ogni parte del mondo, e soprattutto in Terra Santa, per recuperare la capacità di vedere nel volto di ogni persona l’immagine di Dio, nella quale siamo stati creati. Abbiamo ancora molto da fare insieme per garantire che il mondo che lasceremo a chi verrà dopo di noi sia migliore, ma sono certo – conclude – che potremo continuare a collaborare insieme per questo scopo”.