Migranti: rete latinoamericana Clamor, “no a criminalizzazione operatori umanitari e azioni giudiziarie contro la Casa dell’Annunciazione di El Paso, Texas”

La Rete ecclesiale latinoamericana e caraibica che segue migranti, sfollati rifugiati e vittime tratta di esseri umani (Clamor) prende posizione in merito in merito ai recenti eventi legati alla Casa dell’Annunciazione di El Paso, in Texas (Usa), che da 45 anni accoglie i migranti provenienti dalla frontiera messicana, la cui esistenza è messa in discussione per via giudiziaria.
Come è noto, infatti, il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha presentato una denuncia legale contro la Casa dell’Annunciazione per revocare la sua registrazione ad operare in Texas, sostenendo di aver “esaminato informazioni pubbliche che suggeriscono fortemente che la Casa dell’Annunciazione è coinvolta in violazioni legali, come la facilitazione dell’ingresso illegale negli Stati Uniti, il contrabbando di esseri umani e la gestione di una casa per nascondere migranti illegali”.
La rete Clamor di unisce alla voce del vescovo di El Paso, mons. Mark Joseph Seitz, e del vescovo di Ciudad Juárez, mons. José Guadalupe Torres Campos (referente per i migranti della Conferenza episcopale messicana) e all’appello alle autorità giudiziarie dello Stato del Texas affinché fermino l’iniziativa che mira a revocare la registrazione della Casa per operare in Texas.
In particolare, la rete Clamor “desidera esprimere la sua più profonda preoccupazione per questo atto, che costituisce un atto di criminalizzazione di operatori che forniscono aiuto umanitario e protezione a migranti e richiedenti asilo. La polarizzazione e l’aumento del clima e delle reazioni anti-immigrati hanno visto un’impennata in diversi Paesi e regioni del mondo, e chiediamo alle autorità competenti di porre fine ai loro tentativi di ostacolare o addirittura rendere impossibile il lavoro degli agenti che forniscono assistenza e protezione a persone che si trovano in situazioni di estrema vulnerabilità”. Infine, la rete si associa alle parole di mons. Seitz quando afferma: “Non ci faremo intimidire nel nostro lavoro di servire Gesù Cristo nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli che fuggono dal pericolo e cercano di tenere insieme le loro famiglie”.

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