Apre i battenti domani a Treviso, presso il Museo nazionale Collezione Salce (Complesso di San Gaetano – via Carlo Alberto, 31), la mostra “Futurismo di carta”, parte seconda, con il sottotitolo “Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità” (fino al 30 giugno). La rassegna, curata da Elisabetta Pasqualin, direttore del Museo, con la collaborazione di Sabina Collodel, è dedicata agli anni che precedono la seconda guerra mondiale, quando, tra il 1930 e il 1940, il futurismo raggiunge l’apice del suo sviluppo con l’aeropittura che, trasposta in grafica, esalta il volo e la vista dall’alto per riplasmarsi nell’avvicinamento al surrealismo. Manifesti e pittura riflettono il clima del momento: un Paese che si sta trasformando da agricolo a industriale, con le industrie aereonautica e automobilistica al centro della scena.
“Uno slancio, un salto di livello e di valori che si evidenziano sia in pittura sia nella grafica pubblicitaria – spiega il direttore Pasqualin -. Permangono i colori accesi e contrastanti già in uso nella prima fase della grafica futurista, ma il lettering diventa meno predominante, partecipa ancora al movimento e alle linee presenti nel manifesto, ma torna anche ad essere corredo esplicativo delle immagini. Aumenta, naturalmente, il numero di manifesti incentrati sul tema del volo e delle manifestazioni aereonautiche”.
Accanto a creazioni di Di Lazzari, Martinati, Garretto, la rassegna propone il “Manifesto per l’esposizione aeronautica italiana”, opera del 1934 dell’unica artista donna presente in mostra, Carla Albini. “Si riconferma – prosegue Pasqualin – il binomio automobile-areo espressione di dinamismo e velocità. Nelle macchine, scie di colore, circuiti automobilistici, linee a zig zag e a spirale. Il cielo, la terra ma anche l’acqua: motoscafi che sfrecciano lasciando profonde scie e lanciano alti spruzzi, eliche in primo piano”. Anche il volto umano diventa spesso soggetto di affiche, “scomposto in chiave quasi cubista, geometrizzato o reso quasi un sogno, come nel manifesto per Illy Caffè di Xanti”.