“L’invidia, se non viene controllata, porta all’odio dell’altro”. Lo scrive il Papa, nel testo preparato per l’udienza generale di oggi e letto da mons. Filippo Ciancanelli della Segreteria di Stato. Due i vizi capitali al centro del testo: l’invidia e la vanagloria. “L’invidia è un male indagato non solo in ambito cristiano: essa ha attirato l’attenzione di filosofi e sapienti di ogni cultura”, ricorda Francesco: “Alla sua base c’è un rapporto di odio e amore: si vuole il male dell’altro, ma segretamente si desidera essere come lui. L’altro è l’epifania di ciò che vorremmo essere, e che in realtà non siamo. La sua fortuna ci sembra un’ingiustizia: sicuramente – pensiamo – noi avremmo meritato molto di più i suoi successi o la sua buona sorte!”. “Alla radice di questo vizio c’è una falsa idea di Dio: non si accetta che Dio abbia la sua matematica”, diversa dalla nostra, spiega il Papa: “Vorremmo imporre a Dio la nostra logica egoistica, invece la logica di Dio è l’amore. I beni che Lui ci dona sono fatti per essere condivisi. Per questo San Paolo esorta i cristiani: ‘Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda’. Ecco il rimedio all’invidia!”.