Le autorità italiane devono intraprendere “ulteriori azioni contro la tratta di esseri umani”. Lo scrive oggi il Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta) del Consiglio d’Europa, che nel suo terzo rapporto valuta gli sviluppi registrati in Italia dal 2019. Nelle 80 pagine emerge che in questi anni sono state intercettate da 2.100 a 3.800 persone all’anno come possibili vittime della tratta (soprattutto donne, con numeri di uomini e transgender in aumentato), prevalentemente per sfruttamento sessuale, ma con un aumento di casi di sfruttamento per lavoro. I numeri sono però parziali, a motivo delle “continue limitazioni delle procedure esistenti per l’identificazione delle vittime, nonché per il basso tasso di auto-segnalazione da parte delle vittime che temono di essere punite o espulse”, spiega il rapporto. Un segnale di miglioramento è dato dall’adozione del nuovo piano d’azione nazionale contro la tratta, l’aumento dei fondi per l’assistenza alle vittime e l’elaborazione di procedure operative standard per l’identificazione delle vittime della tratta e dello sfruttamento. A diminuire invece sono state le indagini, le azioni penali e le condanne e mai corrisposti ad alcuna vittima della tratta il risarcimento dal fondo per le misure anti-tratta. Il Greta è preoccupato anche per il fatto che “le misure restrittive in materia di immigrazione adottate dall’Italia favoriscono un clima di criminalizzazione dei migranti, con la conseguenza che molte potenziali vittime della tratta non denunciano i propri casi per paura di essere detenute ed espulse”.