Bamenda è una città del Camerun occidentale è stata anche epicentro dell’opposizione politica al Governo da parte della popolazione anglofona. La guerra civile ha travolto tutte le attività umane ovunque nel Paese e nel carcere di Bamenda, dove sono rinchiuse circa 900 persone di ogni età, scuola e laboratori oggi sono da ristrutturare. L’emergenza riguarda in particolare i detenuti minorenni che sono più di una ventina. A seguirli in qualità di cappellano è il frate Cappuccino italo eritreo, padre Gioacchino Cantanzaro, 77 anni, da 20 in Camerun come missionario, sostenuto nella sua opera dal Centro Missionario dei Cappuccini di Milano, al quale ha rivolto il suo appello. I frati hanno deciso di sostenere questo progetto, legandolo, per i cristiani, all’impegno quaresimale in preparazione alla Pasqua, per stimolare i fedeli alla preghiera e all’aiuto concreto di questi giovani carcerati.
Nel tempo, padre Gioacchino ha allestito vari laboratori all’interno del carcere, dove i giovani prigionieri in attesa di giudizio o già condannati, grazie anche a volontari esterni, hanno intrapreso un percorso formativo imparando un vero e proprio lavoro, così da reinserirsi con dignità nella società, una volta liberi. Corsi di meccanica, sartoria, musica, arte ed informatica, edilizia, calzoleria e perfino cucina hanno rappresentato una opportunità concreta per tante vite che sembravano destinate alla perdizione. Poi sono sopraggiunti il caos e la violenza del conflitto armato, che hanno portato al sovraffollamento delle carceri, e la pandemia che ha interrotto le attività. Le consuete periodiche copiose piogge, tipiche del clima tropicale, non hanno aiutato la ripresa comportando ulteriori danni alle strutture e alle attrezzature che necessitano ora di recupero e di manutenzione. Materiali e attrezzature devono essere acquistati di nuovo, con una spesa globale valutata intorno ai 7.000 euro.