“Non può esserci giustizia per la popolazione ucraina senza il completo accertamento delle responsabilità di tutti i crimini commessi dalla Russia a partire dal suo intervento militare nel 2014”. È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International alla vigilia del secondo anniversario dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. Dall’occupazione della Crimea nel 2014 – si legge in un comunicato -, Amnesty International ha documentato numerose atrocità, tra cui attacchi mirati contro civili e infrastrutture civili, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, torture, privazioni illegittime della libertà, trasferimenti forzati di civili e l’uso della violenza sui prigionieri di guerra. “Mentre la guerra è ancora in corso, è necessario conservare per quanto possibile le prove di ogni singola atrocità. I responsabili dei crimini di diritto internazionale devono essere chiamati a risponderne, indipendentemente da quanto tempo ci vorrà. Questi crimini non cadono in prescrizione”, ha affermato Denis Krivosheev, vicedirettore per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International. Nel febbraio 2014 la Russia ha inviato le proprie truppe ad occupare la Crimea. Non ha mai ammesso che, nello stesso anno, erano entrate anche nell’Ucraina orientale. Le prove pubblicate da Amnesty International nel 2014, che includono l’analisi di immagini satellitari e testimonianze oculari, hanno confermato quanto avvenuto, rendendo evidente che siamo effettivamente di fronte a un conflitto armato internazionale della durata di un decennio. Amnesty denuncia che tante sono le persone che hanno subito gli effetti della guerra e diverse violazioni dei diritti umani in tutta l’Ucraina, ma in particolar modo nelle regioni di Donetsk e Luhansk, situate sui due lati della linea del fronte. Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2021, oltre 10.000 civili ucraini hanno perso la vita o sono rimasti feriti. Dal momento in cui i gruppi armati locali sostenuti dalla Russia ne hanno preso il controllo, le regioni di Donetsk e Luhansk sono state piagate da sequestri, torture e, in molte occasioni, dall’uccisione di civili. Abitanti di Slovyansk hanno raccontato ad Amnesty International che nel 2014 un gruppo armato rapì un pastore locale, due dei suoi figli e due fedeli della chiesa, chiedendo un riscatto equivalente a circa 46.000 euro. Quando la comunità locale raccolse quella somma, i cinque prigionieri erano già stati uccisi. Queste atrocità sono state accompagnate dalla brutale messa a tacere di qualsiasi forma di dissenso: ne hanno fatto le spese giornalisti, studenti universitari, difensori dei diritti umani e altre persone attiviste. “Dobbiamo garantire che tutti i responsabili di crimini di diritto internazionale vengano sottoposti alla giustizia in processi equi”, incalza Denis Krivosheev che aggiunge: “È di primaria importanza che le ucraine e gli ucraini ottengano verità, giustizia e riparazione per l’impatto devastante che questa guerra ha avuto negli ultimi dieci anni e continua ad avere sulla popolazione, sul territorio, sulle infrastrutture e sull’economia dell’Ucraina”.