Colombia: diocesi di Santa Rosa de Osos, grave crisi umanitaria per presenza gruppi armati. Ieri a Bogotá manifestazione contro le uccisioni di leader sociali

(Foto: X di Defendamos la paz)

Proseguono in Colombia situazioni di conflitto che coinvolgono anche la popolazione civile. Una realtà rispetto alla quale si è svolta ieri, a Bogotá, una manifestazione dell’ong “Defendamos la paz”, per portare alla luce la situazione di estremo rischio vissuta dai leader sociali e dai firmatari dell’accordo di pace del 2016. Secondo i dati di Indepaz, un’altra ong, dall’inizio dell’anno nel Paese si sono verificati 11 massacri che hanno coinvolto più persone, 19 omicidi di leader sociali e 5 di firmatari degli accordi di pace
L’ultima situazione di emergenza arriva dal nord del Paese. Attraverso un comunicato, la diocesi di Santa Rosa de Osos condanna categoricamente la crisi umanitaria di cui soffrono le comunità dei comuni di Remedios, Segovia, Saragozza e El Bagre, nel dipartimento di Antioquia, così come nel sud del dipartimento di Bolivar, a causa del controllo territoriale che i gruppi armati illegali presenti nella zona si contendono da diversi mesi e che si è aggravato negli ultimi giorni.
Secondo la diocesi, si stanno verificando continui omicidi, minacce, strumentalizzazioni, sfollamenti, confinamenti, limitazioni della mobilità e carenze alimentari tra la popolazione. “La difesa e il rispetto della vita umana sono superiori a qualsiasi desiderio materiale; non è permesso estrarre il metallo prezioso a costo di spegnere la luminosità della dignità umana e compromettere il patrimonio dei nostri fratelli e sorelle distruggendo la nostra casa comune”, afferma padre Luis Alfonso Urrego Monsalve, amministratore diocesano.
La diocesi rivolge un appello urgente alle autorità nazionali, dipartimentali e locali “in conformità con il loro impegno costituzionale” affinché assumano il controllo del territorio, proteggendo coloro che sono in balia dell’illegalità. Per quanto riguarda la missione che la Chiesa sta svolgendo, informano che la Pastorale sociale diocesana e il Segretariato nazionale di Pastorale sociale, in coordinamento con l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), hanno cercato un accompagnamento permanente per le comunità colpite da questa situazione. Inoltre, continueranno ad essere “fermi nell’impegno di accompagnare le comunità nella salvaguardia della loro dignità”, oltre ad essere disponibili ad “essere strumenti di dialogo, perdono e riconciliazione”.
Accanto a tali emergenze, proseguono le denunce di reclutamenti di baby soldato nel Paese. “La Colombia continua a registrare tra le cifre tristemente maggiori di reclutamento di minori a livello mondiale, di utilizzazione dei bambini in un conflitto armato interno che si trascina da 60 anni”. La denuncia arriva da Patricia Tobón, attivista indigena, direttrice dell’Unità delle vittime e componente della Commissione della Verità, durante la settimana di mobilitazione internazionale “Mani rosse”, dedicata alla denuncia del reclutamento dei baby soldato in Colombia. Varie espressioni della società civile, legate anche alla cooperazione italiana come le associazioni Creciendo Unidos, Scuola Viaggiante, rete nazionale Coalico, Osservatorio Selvas, hanno organizzato tavole rotonde e una manifestazione nella centralissima plaza de Bolívar, a Bogotá, per sensibilizzare sulla problematica che colpisce molti Paesi nel mondo, dalla Colombia alla Palestina alla Nigeria.

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