“L’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore tariffario per le prestazioni ambulatoriali specialistiche e protesiche, sarà un disastro per i pazienti: le liste di attesa si raddoppieranno”. A lanciare l’allarme è il presidente delle strutture gestite da enti ecclesiastici riunite nell’Aris, p. Virginio Bebber, in rappresentanza della gran parte degli istituti socio-sanitari no profit di area cattolica, riconosciute parte integrante del Ssn sin dalla prima legge istitutiva dello stesso Ssn. Operano al fianco del servizio pubblico in virtù di convenzioni con le regioni, alle stesse condizioni del pubblico secondo tariffe stabilite. Tariffe peraltro ferme da vent’anni, nonostante il continuo aumento dei prezzi di mercato.
“Le tariffe – spiega Bebber -, ovvero quanto viene riconosciuto alle strutture che erogano gli esami, sono assolutamente inadeguate, irrealistiche e porteranno in futuro enormi problemi”. Un esempio: le visite specialistiche (cardiologiche, ortopediche, neurologiche, ecc.) hanno una tariffa di 22 euro, cifra insufficiente a coprire i costi del medico specialista, del personale infermieristico, del servizio di prenotazione, delle utenze e delle pulizie. Ogni visita, spiega Bebber, “genera una perdita almeno di 25 euro. Sono molte le prestazioni che hanno tariffe che non coprono neanche i costi diretti di produzione, anzi, rispetto al tariffario precedente, si ha una riduzione complessiva del 30% (facendo il calcolo su tutte le prestazioni). In sintesi: è un sistema non sostenibile”, prosegue Bebber citando ulteriori esempi.
Per il presidente Aris “è necessario che il nuovo tariffario tenga in considerazione questa realtà, e i costi effettivamente sostenuti e che il rimborso sia equo”. Di qui la richiesta al governo di “ridefinire le prestazioni in base ai costi reali attuali;
ascoltare chi quotidianamente opera con esperienza e professionalità; rinviare l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore per avere almeno il tempo di ravvedersi”.