“I dati ci dicono che i giovani italiani vorrebbero avere figli ma, in assenza di un adeguato ecosistema sociale, legislativo, economico la scelta viene ritardata sempre di più trasformandosi spesso in un’implicita rinuncia. Non a caso siamo il Paese in Europa con età media più tardiva a cui si arriva ad avere il primo figlio e la natalità media più bassa, appena 1,24 figli per coppia contro gli 1,8-1,9 di Paesi come Svezia e Francia, le realtà più vicine alla soglia desiderata di 2 figli per coppia: una scelta da ricondurre alle difficoltà dei giovani nel conquistare una propria autonomia dalla famiglia, con accesso ad abitazione e ingresso solido nel mondo del lavoro”. Lo ha raccontato Alessandro Rosina, demografo e ordinario alla Cattolica di Milano, intervenendo oggi a Bologna alla prima tappa del “Tour della natalità”, promosso dagli Stati generali della natalità. “Il secondo nodo critico frena, invece, la progressione oltre il primo figlio – ha aggiunto Rosina -. Se con la nascita del primogenito ci si trova in difficoltà ad armonizzare impegno esterno lavorativo e interno alla famiglia (per carenza di strumenti di conciliazione e misure a favore della condivisione), difficilmente si rilancia con la nascita di successivi”. Il terzo nodo, ha spiegato il demografo, “è l’alta esposizione al rischio di povertà, soprattutto oltre il secondo figlio. Siamo paradossalmente uno dei Paesi in Europa con meno nascite e più alto rischio di povertà infantile”.
A fare il punto sulla situazione in Emilia-Romagna è stato Gianluigi Bovini, statistico e demografo: “In regione è in corso un profondo inverno demografico: dopo il valore elevato del 2009, con oltre 42mila nuovi nati, è iniziato un processo ininterrotto di diminuzione delle nascite che ha toccato il minimo storico nel 2022, con 29.615 nati e che peggiorerà di un altro 3,3%, pari a 888 nuovi bambini in meno, nel 2023 secondo quanto anticipato dall’Istat. La media regionale di nati per coppia è di 1,27, leggermente più alta di quella nazionale grazie alla presenza di famiglie di origine straniera che si attestano su una media più alta, circa 1,9, ma comunque in calo anno dopo anno. Nella città metropolitana di Bologna va un po’ meglio: se in Regione il calo dal 2009 al 2022 è del -29,2%, il capoluogo si ferma ‘soltanto’ al -22,5%. Con questo trend, nell’arco di un ventennio in Emilia-Romagna gli anziani saranno il triplo dei giovani: oggi ci sono 200 over 64 ogni 100 under 14, nel 2045 avremo oltre 1,5 milioni di anziani, 400mila in più di oggi con le prevedibili ricadute sul sistema sanitario e assistenziale locale e regionale”.