(DIRE-SIR) “Quando la tua casa brucia non pensi a quanti anni hai, semplicemente ti impegni con tutto te stesso per spegnere l’incendio”. Lo dice mons. Pavlo Honcharuk, vescovo della diocesi di Kharkiv e Zaporizhzhia dei Latini, rispondendo con una metafora a una domanda dell’agenzia Dire su una proposta di legge che prevede in Ucraina un abbassamento dell’età per la chiamata alle armi.
Il testo, approvato in prima lettura, è tuttora all’esame del parlamento di Kiev. È possibile che ci siano emendamenti ma nel complesso, a due anni dall’inizio dell’offensiva della Russia il 24 febbraio 2022, le nuove misure dovrebbero permettere un aumento del numero delle reclute. Rispetto alle norme attuali, informa il quotidiano Ukrainska Pravda, il testo prevede un abbassamento da 27 a 25 anni dell’età per la chiamata obbligatoria alle armi, fissa a 36 mesi il periodo di servizio dopo il quale i soldati possono tornare a casa e inasprisce le sanzioni nei confronti di chi non si presenta nei centri di reclutamento.
Secondo mons. Honciaruk, alla guida di una diocesi orientale prossima al fronte e alle regioni di Donetsk e Lugansk sotto controllo russo, ogni giudizio deve considerare il contesto. “Bisogna pregare per la vittoria e per la pace”, dice il vescovo. “La speranza e la fede non ci abbandonano: la nostra battaglia non è per vivere nel comfort ma per sopravvivere”.
Nel dicembre scorso, l’ormai ex comandante in capo delle Forze armate ucraine Valerij Zaluzhnyj aveva sostenuto che era indispensabile arruolare tra 400mila e 500mila nuove reclute. Rispetto alla mobilitazione, nella nuova proposta di legge non sono fissati obiettivi numerici. Né ha fornito cifre il generale Oleksandr Syrsky, succeduto a Zaluzhnyj questo mese.
Con l’agenzia Dire, mons. Honciaruk riflette su alcune parole, in particolare nazionalismo e patriottismo. “Essere nazionalista vuol dire amare l’Ucraina”, sottolinea il vescovo: “Nazionalismo e patriottismo in questo senso sono sinonimi”.
Poi un riferimento alla tesi del presidente russo Vladimir Putin, che ha motivato l’offensiva di Mosca con la necessità di “denazificare” il Paese. Secondo mons. Honciaruk, “la Russia sta solo cercando di mettere in cattiva luce il nazionalismo ucraino”.
Il vescovo risponde anche a una domanda su Stepan Bandera, figura chiave del collaborazionismo con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale: “Putin ci accusa di essere suoi seguaci dimenticando che la Russia continua a glorificare personaggi come Josif Stalin o Feliks Dzerzhinskij, che furono dei criminali responsabili della morte di milioni di persone”.
Al capo dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini, che nel 1941 proclamò uno Stato indipendente dall’Urss con capitale a Leopoli e supportò i nazisti in marcia verso Stalingrado, sono state dedicate di recente strade e monumenti. Nella città di Dnipro è stato ribattezzato in omaggio a Bandera uno dei viali principali, nel quadro di una campagna locale di “de-russificazione”. Il vescovo Honciaruk denuncia però come strumentali le accuse di nazismo rivolte da Putin al governo ucraino di Volodymyr Zelensky. “Piuttosto”, dice il vescovo, “è lui a essere il nipote di Stalin”.