“Mai il vicariato ha voluto ricordare l’evento. C’era la memoria di qualcosa di eccessivo, generatore di fratture”. Così ha ricordato Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a proposito del convegno avvenuto nel febbraio del 1974 sui mali della Capitale e oggi ricordato presso il vicariato di Roma. “Perché ricordare cinquant’anni dopo?”, ha chiesto Riccardi. “La perdita della dimensione della storia, per una città e una Chiesa, significa smarrire la dimensione del futuro e la speranza – la risposta -. Il che provoca avvitamento autoreferenziale. Ricordare è decisivo in una Chiesa come Roma che, nel ’74, ha l’evento genetico della sua esistenza contemporanea come diocesi. Non coltivare la memoria significa non coltivare la visione del futuro. Qui il problema. Abbiamo avuto una visione del futuro? Diceva il card. Matteo Zuppi: la nostra vita è impostata troppo su una cultura del declino, che sembra sola a far fronte alla riduzione drastica: meno preti, fedeli, rilievo… Per questo bisogna riorganizzare e limitarsi. Ciò smorza la passione”. Riccardi ha osservato: “C’è bisogno di nuova iniziativa e passione. Gli interlocutori sono una moltitudine di romani, che hanno attese. L’iniziativa matura in una visione della città. È il punto decisivo e carente, la cultura assieme alla passione. Senza negare lo zelo di tanti!”. “I segni ci sono – ha concluso -. E sono segni di speranza. Perché c’è tanto bisogno e ci sono preziose risorse umane e spirituali”.